Dopo otto giorni di blocchi dei camion all’Interporto di Bologna, e dopo gli scontri tra i lavoratori Mr Job e il sindacato Cobas, il sindaco del capoluogo emiliano romagnolo Virginio Merola ha deciso di telefonare a Roma. E chiedere al ministro dell’Interno Angelino Alfano “un presidio di lungo respiro di forze dell’ordine all’interno dell’Interporto”. “Non è possibile – commenta il primo cittadino Pd – che una trentina di persone possano mandare in tilt l’economia di un sistema urbano. È indispensabile che prevalga l’interesse pubblico, perché, come la stazione ferroviaria, l’Interporto di Bologna è un punto nevralgico per il Paese”. Nel frattempo la Procura di Bologna ha ricevuto, dalle forze dell’ordine, le prime relazioni sui blocchi dei camion e i picchetti all’Interporto. Il fascicolo, sul tavolo del procuratore aggiunto Valter Giovannini, è per violenza privata, a carico di ignoti. Nel corso della protesta organizzata dai Cobas, infatti, c’erano state tensioni tra i manifestanti e alcuni dipendenti di altre cooperative, che volevano scaricare la propria merce.

Il riferimento è alle proteste messe in atto dal sindacato guidato da Aldo Milani, che da una settimana, ormai, tiene in scacco l’hub bolognese, organizzando cortei, presidiando la cima del tetto del magazzino Mr Job, dove 2 degli 8 lavoratori licenziati dalla cooperativa, Hassan e Khadija, si sono accampati in sciopero della fame per chiedere di essere reintegrati, e bloccando i camion in entrata e in uscita, con ripercussioni sul transito dei mezzi lungo l’autostrada A13, oltre che sullo smistamento delle merci. Giorni di tensioni sfociate in urla e spintoni tra manifestanti e camionisti, e poi in scontri tra i lavoratori Mr Job e i tesserati Cobas. “Non si può mettere in discussione che arrivino i pasti della refezione scolastica ai nostri bambini – attacca Merola – ho parlato con il sottosegretario Luca Lotti, che mi ha assicurato un suo intervento, e ora chiamerò il ministro Alfano”.

Parole che hanno suscitato le immediate proteste dei Cobas. “Alla politica – replica Simone Carpeggiani, delegato Cobas bolognese – non interessa come stiano i lavoratori sul tetto, o la ragione per cui oggi la logistica viva una situazione così esasperata. Criticano le modalità della dissenso, senza domandarsi come siano cambiate le condizioni di lavoro all’Interporto rispetto a due anni fa, quando il caporalato era all’ordine del giorno. Se le cose sono migliorate è grazie alle proteste, e alla presenza del sindacato. Noi, comunque, andremo avanti, finché i lavoratori non saranno reintegrati”.

Al centro delle iniziative di protesta, infatti, ci sono le otto lettere di licenziamento che Mr Job, ad agosto, ha inoltrato ad altrettanti dipendenti della cooperativa. Secondo i Cobas, “quei licenziamenti sono ingiusti – sottolinea Simone Carpeggiani, dei Cobas di Bologna – nei magazzini Yoox, come quello gestito in appalto da Mr Job, i dipendenti sono sfruttati e sotto ricatto, e chi alza la testa viene cacciato. Noi continueremo a manifestare finché gli otto lasciati a casa non saranno reintegrati”. “Ci hanno mandati via perché abbiamo avuto il coraggio di chiedere che ci venissero riconosciuti i nostri diritti – fa sapere anche Kadija, dal tetto della Mr Job – non abbiamo fatto nulla di male”.

Per la cooperativa, invece, “quei licenziamenti sono stati decisi per giusta causa: i dipendenti in questione hanno violato, in modo reiterato, i propri doveri, come descritti dal contratto nazionale degli addetti alla spedizione e alla logistica. Violazioni ripetute nel tempo, e a nulla sono valsi i richiami disciplinari attuati da Mr Job”. Una posizione condivisa anche da alcuni dei 460 soci lavoratori della cooperativa che imbusta abiti per Yoox. In 300, infatti, il 23 settembre scorso sono scesi in corteo per manifestare contro i Cobas, “perché i blocchi dei camion stanno mettendo a rischio il lavoro di centinaia di aziende qui all’Interporto, compreso il nostro”, spiegano i portavoce Veronica Pintus, Barbara Faggiotto e Francesco Patti. “Rischiamo di trovarci tutti in mezzo a una strada, chiediamo l’intervento repentino delle forze dell’ordine, tale da garantire a tutti la normale attività lavorativa”.

Ma anche quella manifestazione si era trasformata in scontri, da una parte i Cobas, dall’altra i dipendenti Mr Job. Urla, spintoni e pugni in faccia che hanno richiesto l’intervento immediato dei Carabinieri, così da evitare che la protesta si trasformasse in una maxi rissa. Ora all’Interporto vige la tregua stabilita dal prefetto di Bologna Ennio Mario Sodano, che per il 28 settembre ha convocato un tavolo in prefettura con le parti interessate, cooperativa e sindacati. Ma i Cobas sono pronti a riprendere in mano gli striscioni, qualora l’incontro non dovesse dare i frutti sperati. “Se Mr Job e Yoox vogliono la guerra, avranno la guerra – spiega Aldo Milani, numero uno del sindacato – o reintegrano i lavoratori licenziati, o continueremo con le manifestazioni”.

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