Il successore di Martin Winterkorn sarà un manager del gruppo Volkswagen. In questo caso l’articolo al maschile esclude che si tratterà di una donna. La soluzione esterna, che pure potrebbe venire apprezzata da chi sollecita una colossale operazione di trasparenza, sembra esclusa. I fari sono puntati su pochissimi nomi, praticamente quelli dei quali si parla da tempo. Con un paio di novità.

In forte ascesa sembrano essere le quotazioni del numero uno di Porsche, Matthias Müller (nella foto a fianco della Merkel al Salone di Francoforte la settimana scorsa). Il 62enne sembrava inizialmente essere fuori dai giochi, ma poi era intervenuto dicendo che “non sono troppo vecchio per niente”. Müller, che incidentalmente proprio oggi sarà a Wolfsburg per il cds di Porsche che, altrettanto incidentalmente, non si tiene a Stoccarda come al solito. “È soltanto una coincidenza”, fanno sapere dal quartier generale del gruppo. Müller non solo ha fatto crescere in fretta Porsche, ma si era occupato dalla pianificazione della produzione di Volkswagen. È un tecnico, ma considerata l’età potrebbe essere solo un ceo di “transizione”, quello che serve per sistemare le cose.

È fra i papabili, ma il fatto che ci siano anche modelli Audi fra quelli con i dati manipolati potrebbe costringerlo in un angolo, Rupert Stadler, numero uno di Audi. Non è del gruppo degli ingegneri, che da sempre occupano le posizioni chiave del colosso. Già la sua designazione alla guida della casa dei Quattro Anelli è da considerare un grande successo. Dal 2007 “pilota” Audi verso nuovi record di vendite, assicurando alla società utili importanti. Peraltro condivide con Piëch e Winterkorn proprio il passaggio da Ingolstadt: i due sono passati da lì prima di dirigere il gruppo. Stadler ha 51 anni.
Il nome di capo di Skoda (dal 2010), il 57enne Winfried Vahland, circola con un po’ più di insistenza. Non è fra i top manager più conosciuti perché la sua dislocazione è “decentralizzata”, ma anche lui ha all’attivo risultati significativi ottenuti con la Freccia Alata. In precedenza aveva diretto le operazioni di VW in Cina ed ha quindi anche una visione globale. Ha 57 anni.

Andreas Renschler, l’uomo che aveva lasciato Daimler perché aveva capito che non c’erano più né il tempo né lo spazio per succedere a Dieter Zetsche, è da poco in Volkswagen. Ha avviato la ristrutturazione creando la holding che raggruppa la divisione veicoli commerciali con Scania e la più “recalcitrante” MAN. Sarebbe un candidato estremamente credibile, avrebbe dalla sua il fatto di non poter essere compromesso dallo scandalo sulle emissioni, ma forse la situazione è precipitata troppo in fretta.

Paradossalmente, per la stessa ragione Herbert Diess, appena pescato da BMW e da luglio a capo di Volkswagen, potrebbe beneficiare qualche opportunità in più. Nel senso che è appena arrivato e non ha praticamente avuto nemmeno il tempo di modificare strategie. In quanto ex responsabile dello sviluppo della casa dell’Elica è anche uno decisamente preparato per andare a mettere il naso là dove Volkswagen ha scoperto di avere una falla. L’interrogativo però è se possa anche essere all’altezza di guidare un colosso che, in questo momento, sta navigando a vista. Infatti, in California già da aprile i clienti erano stati avvisati che qualcosa sulle emissioni non funzionava. È impossibile che, in Germania, i vertici del gruppo non sapessero della spada di Damocle che incombeva sulla società.

Qualcuno fa anche il nome del responsabile finanziario, il 64enne austriaco Hans Dieter Pötsch, peraltro destinato al Consiglio di Sorveglianza. Considerato un grandissimo esperto di finanza (come è naturale che sia) ed “architetto” dell’operazione Volkswagen-Porsche, potrebbe essere il manager più indicato per occuparsi degli aspetti economici della crisi (che saranno pesantissimi), affidando ad altri l’analisi tecnica. In ogni caso, sarebbe un uomo di transizione.

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