L’amministratore delegato di Volkswagen Martin Winterkorn ha lasciato l’incarico mercoledì pomeriggio in seguito allo scandalo scoppiato negli Usa sul software che truccava le emissioni dei veicoli diesel. Ma ha negato di aver commesso irregolarità, sostenendo di non aver mai sospettato l’esistenza del sistema con cui, come ha ammesso martedì, sono stati alterati i risultati dei test su 11 milioni di auto, più di quelle vendute dalla casa tedesca nell’intero 2014. Winterkorn ha presentato le dimissioni al termine della riunione, a Wolfsburg, del cosiddetto “presidio” del consiglio di sorveglianza del gruppo, composto dal presidente ad interim Berthold Huber, dal rappresentante dei grandi azionisti Wolfgang Porsche, dal capo del consiglio di fabbrica Bernd Osterloh e da Stephan Weil, governatore della Bassa Sassonia che è il secondo azionista del gruppo con il 20%. Il presidio, comunque, ha di fatto avvalorato la versione di Winterkorn ringraziandolo per “l’impagabile contributo” alla crescita globale dell’azienda e attestando che “non era a conoscenza della manipolazione dei dati sulle emissioni”.

Volkswagen ha poi annunciato una commissione speciale esterna a cui saranno affidate le indagini. I dirigenti individuati come responsabili saranno licenziati. Si tratta di “un reato penale che andrà trattato conseguentemente come tale”, sottolinea la nota della casa tedesca. Subito dopo la notizia dell’addio di Winterkorn le azioni del gruppo, già in recupero rispetto alle forti perdite registrate nei giorni scorsi, hanno accelerato il progresso facendo segnare un +9,1% sul listino di Francoforte. Il titolo ha poi chiuso la seduta a +5,2%.

L’autodifesa del manager: “Stupefatto dall’accaduto, non ho commesso irregolarità” – Il manager si è detto “scioccato dagli eventi degli ultimi giorni e stupefatto che un tale comportamento scorretto su larga scala fosse possibile nel gruppo Volkswagen”. “Come Ceo accetto la responsabilità per le irregolarità scoperte sui motori diesel”, ma “da parte mia non ho commesso nessuna irregolarità” e “non sono consapevole di alcuna cattiva condotta da parte mia”, ha sostenuto. Tuttavia, “nell’interesse della società ho chiesto al consiglio di sorveglianza di concordare sulla necessità di terminare il mio mandato”. “Sto aprendo la strada a un nuovo inizio con le mie dimissioni”, ha proseguito Winterkorn. “Volkswagen è stata, è e sarà sempre la mia vita”. “Il processo di chiarificazione e trasparenza deve continuare. Questo è l’unico modo per riconquistare la fiducia. Sono convinto che il gruppo Volkswagen e la sua squadra supereranno questa grave crisi”, ha concluso il top manager, che ha preso il timone della casa tedesca nel 2007.

Fitch mette sotto osservazione il gruppo: “Rating a rischio” – Intanto il gruppo è finito nel mirino dell’agenzia Fitch, che, in una nota, ha annunciato di aver messo sotto osservazione il rating dell’azienda avvertendo che potrebbe essere tagliato a causa dei danni alla reputazione e “dell’impatto finanziario atteso da potenziali multe, costi di richiamo, cause legali e richieste di rimborsi“. Il merito di credito della casa tedesca a lungo termine, attualmente, è A. L’agenzia prenderà la sua decisione quando emergerà “maggiore chiarezza sull’entità e la tempistica dei flussi finanziari in uscita”.

L’economista: “Conseguenze colossali” – Secondo Giuseppe Berta, professore alla Bocconi e uno dei massimi esperti del settore automobilistico, le conseguenze della vicenda “sono colossali”, sia per l’economia tedesca sia per quella europea. “Il sistema dell’auto ruotava intorno a Volkswagen, così come la casa automobilistica aveva un peso rilevante sul pil tedesco e su quello europeo. C’è il rischio di una gelata per la fragile ripresa in atto”, avverte il docente. Che nota come da tempo gli scricchiolii fossero evidenti: “La lotta di potere al vertice denunciava il profondo stato di malessere. Il presidente Piech voleva un’espansione sconsiderata, imperiale. Il management, al contrario, ha imposto una razionalizzazione per i costi fuori controllo. E penso che fossero al corrente dei metodi scelti per puntare a obiettivi oggettivamente impossibili“, rileva il professore. La situazione, però, per qualcun altro potrebbe rivelarsi un’opportunità: “La proposta di Marchionne di un drastico consolidamento nel settore, a partire dalla fusione Fca-Gm, diventa innovativa e può avere più attenzione dopo lo scandalo”. Così come “trova maggiore legittimazione il tentativo di imporre una prospettiva diversa di sviluppo, come nel caso del nuovo concept di auto che Apple vuole affermare con la sua new car già nel 2019″.

“Nella vicenda Volkswagen si sta ancora cercando di isolare la situazione”, ha detto Claudia Segre, private banker e segretario generale Assiom Forex. “Si stanno valutando le ricadute occupazionali ed economiche, considerando il possibile richiamo di 11 milioni di veicoli, che si aggiunge alle possibili sanzioni delle autorità americane ed europee. Il titolo perpetuo Volkswagen ha perso 15 punti. Come in tutti i casi di avversione al rischio, finché non si chiarisce la situazione la volatilità resta alta”.

Articolo Precedente

Popolare di Vicenza, Adusbef: “Ostacolo a vigilanza? Salvagente per Bankitalia e Consob”

next
Articolo Successivo

Bancarotta Chil Post, Rossi: “Garanzia della Regione all’azienda di Tiziano Renzi irregolare. Ci stiamo rivalendo”

next