Niente più passeggiate in maniche di camicia nel centro città tra ali di folla. Niente più sguardi torvi a chi senza volere pesta il marchio del Bologna Fc nella tribuna dello stadio Dall’Ara. L’era Joe Tacopina come presidente del club rossoblù si è conclusa mentre gli undici di Delio Rossi, dopo tre sconfitte di fila, stavano vincendo la prima gara di campionato contro il Frosinone. Un addio senza troppi clamori e rancori quello dell’avvocato newyorchese presidente per un anno, anche perché “addolcito” da una buonuscita di 3 milioni di euro che Joe stornerà subito come contributo spese di un anno vissuto avanti e indietro tra gli States e le Due Torri.

L’attuale chairman del Bologna Calcio, Joey Saputo, quello che aveva messo effettivamente i denari per rilevare il Bologna dall’era Guaraldi giusto un anno fa all’inizio di una stagione con il club in B che sembrava già l’inferno, Joe non lo poteva più vedere, nemmeno in videoconferenza. Nel settembre 2014 Tacopina aveva conquistato la piazza piombando a Bologna ai primi di settembre 2014 e su e giù dall’elegante hotel “I Portici” aveva scalato tutto il centro storico finendo subito tra le braccia del sindaco Merola, a Palazzo d’Acccursio.

“Voglio il Bologna e vorrei parlarne seriamente col presidente Guaraldi”. Questo il messaggio del palestrato Joe di fronte alle telecamere di mezzo mondo. Poche ore e i bolognesi vanno in visibilio. Non importa che in molti sottolineino che l’avvocato della Grande Mela di soldi non ne abbia. L’importante sono le motivazioni. I colpi di scena in nemmeno venti giorni si susseguono. Poi una volta realizzato il passaggio di consegne, con le fidejussioni del Taco che non arrivano, ecco sbucare Joey Saputo. E’ l’asso nella manica. Joe fa sognare i ragazzi della curva Bulgarelli, Joey fa inchinare i “milordini” delle tribuna vip. Il presidente e il proprietario. Che però non si amano molto, anzi si detestano.

Troppo spaccone il primo, esageratamente riservato e silenzioso il secondo. Così non passano che pochi mesi, una promozione sofferta e una campagna acquisti faticosa come il Mortirolo per un velocista, ed ecco che le crepe diventano abissi. Non fa in tempo ad iniziare il campionato 2015-16 che i due finiscono in tribunale (newyorchese, of course). Tacopina accusa Saputo di non aver rispettato gli accordi di un anno fa. In primis c’è il suo stipendio, sui 350mila euro lordi con la squadra in B e 800mila con la squadra in A. Ma è il ripetuto aumento di capitale societario ad aver fatto andare in bestia Tacopina che arriva ad accusare Saputo di averlo fatto apposta per azzerare le sue quote.

La battaglia finisce alla Corte Suprema di New York tra avvocati che accusano l’uno i clienti dell’altro: chi di protagonismo eccessivo, chi di gelosia estrema. I giudici invitano alla conciliazione. Detto, fatto. Saputo è uomo di poche parole ma molto concreto. A Tacopina vanno quasi 3 milioni di euro di buonuscita e un addio senza troppi salamelecchi. A Saputo dovrebbe andare la carica di nuovo presidente e l’intero giocattolino del Bologna in mano. Chi ha seguito tutte le mosse calcolate dello showman Tacopina allo stadio Dall’Ara durante Bologna-Frosinone ha segnalato che l’avvocato non aveva più la spilletta rossoblù sul bavero.

Qualcuno ha già detto che ci metterà un leone di San Marco arancione nero verde del Venezia Calcio. E lì che l’avvocato newyorchese dovrebbe sbarcare a breve per far parte, dopo il Bologna e la parentesi nel board della Roma di Di Benedetto e Pallotta, del nuovo Venezia acquistato dall’imprenditore della Pennsylvania, James Daniels.

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