Dall’Expo non arrivano soluzioni, ma solo alibi e proclami, mentre in realtà non si fa niente”. Questa l’opinione dell’esperto mondiale di agricoltura sostenibile Pierre Rabhi, a margine della seconda conferenza internazionale sull’agricoltura nella società urbanizzata tenutasi a Roma dal 14 al 17 settembre. “Prima di mangiare – prosegue Rabhi – bisognerebbe augurarsi buona fortuna piuttosto che buon appetito, perché davvero il cibo oggi è tossico. O l’umanità diventa intelligente e smette di distruggere il pianeta o scomparirà, non abbiamo alternative”. Anche per Angela Galasso, dell’Agenzia italiana per la Campagna e l’Agricoltura Responsabile ed Etica (AiCARE), bisogna andare oltre gli slogan di Expo: “Necessitiamo di soluzioni a problemi complessi in tempi brevi”. Per Wayne Roberts, analista di politica alimentare e ideatore del Food Councils di Toronto (Canada), “il conflitto che abbiamo è solo con un gruppo ristretto: lo 0,01% della popolazione mondiale che controlla le 500 maggiori multinazionali. Dobbiamo unirci tutti, senza distinzioni, in questa lotta per un’alimentazione sostenibile”. Diverse le buone pratiche indicate in questa direzione nel corso della conferenza: dalle mense scolastiche di Porto Alegre agli orti sociali di Basilea, passando per le Community supported Agriculture Usa e i Gruppi di acquisto solidale italiani

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