La Santa Sede ha accolto la prima famiglia di profughi. Dopo l’appello di Papa Francesco ai vescovi di tutta Europa a ospitare in ogni parrocchia, monastero e santuario almeno una famiglia di immigrati, in Vaticano sono arrivati i primi 4 rifugiati dalla Siria. Si tratta di padre, madre e due figli, provenienti da Damasco da dove sono fuggiti a causa della guerra, che sono stati accolti nella parrocchia vaticana di Sant’Anna. La Santa Sede ha precisato che “è stata subito avviata la procedura per la richiesta di protezione internazionale. In base alla legge per i primi sei mesi dalla presentazione della domanda d’asilo i richiedenti protezione internazionale non possono lavorare. In questo periodo saranno assistiti e accompagnati dalla comunità parrocchiale di Sant’Anna”.

Per quanto riguarda, invece, l’accoglienza della seconda famiglia da parte dell’altra parrocchia vaticana, quella di San Pietro, la Santa Sede ha precisato che “non possiamo ora dare alcuna notizia fino alla conclusione dei necessari adempimenti”. Tutti i quattro componenti della famiglia siriana sono stati ospitati in un appartamento che si trova nelle vicinanze della Basilica Vaticana. L’appello in favore dei profughi, ma anche dei poveri e della pace, sarà anche al centro dei due discorsi più importanti, al Congresso americano e all’Onu, che Francesco pronuncerà nel corso del suo viaggio a Cuba e negli Stati Uniti, dal 19 al 28 settembre prossimi.

Per aiutare le persone che fuggono dalla guerra e dalla fame, il Vaticano da molti anni, attraverso l’Elemosineria apostolica, contribuisce al pagamento delle tasse per il rilascio del primo permesso di soggiorno per i rifugiati attraverso il Centro Astalli diretto dai gesuiti. Nel 2014 sono stati erogati circa 50mila euro a tale fine. L’Elemosineria aiuta quotidianamente anche numerose persone e famiglie di immigrati ospiti di diversi centri di accoglienza di Roma, provvedendo alle prime necessità. Recentemente è stato aperto un moderno ambulatorio mobile per assistere i profughi, anche non regolari, che vivono nelle periferie della Capitale.

Nonostante gli appelli e i gesti concreti di accoglienza del Papa verso i profughi, non sono mancante reazioni abbastanza contrastanti all’invito di Bergoglio. Il parroco di Onzo, un paese di poche anime sulle alture di Albenga, don Angelo Chizzolini, secondo le ricostruzioni, avrebbe dichiarato: “Brucio la canonica piuttosto che darla ai migranti”. Affermazioni che il sacerdote ha poi smentito pur ribadendo che “nella canonica del paese non ospito nessuno, al massimo i miei genitori, di sicuro non i profughi”. Così come hanno suscitato numerose polemiche le parole del cardinale di Budapest Péter Erdő, presidente dei vescovi europei, che ha spiegato che “dare ospitalità ai migranti in transito per ora non è possibile perché in Ungheria ospitare persone irregolari è un reato e chi non rispetta questa legge può essere accusato e denunciato per traffico di persone”.

Risposta positiva all’appello del Papa dalla Conferenza episcopale italiana che si è subito dichiarata “in prima fila nel servizio, nell’accompagnamento e nella difesa dei più deboli”. “Un appello che – hanno precisato il cardinale presidente Angelo Bagnasco e il segretario monsignor Nunzio Galantino – in queste settimane custodiremo nel respiro della preghiera e del confronto operativo, arrivando a fine settembre a consegnarlo al Consiglio episcopale permanente, al fine di individuare modalità e indicazioni da offrire a ogni diocesi”.

A Pompei il vescovo Tommaso Caputo ha subito risposto alle parole del Papa ricordando che “negli ultimi mesi abbiamo accolto 30 donne migranti con i loro bambini che provengono da Eritrea, Nigeria e Guinea. Attualmente sono ospitate presso la nostra casa 12 donne con due bambini”. Risposte positive anche dalla diocesi del Papa attraverso le parole del cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, e l’aiuto concreto della Caritas. Il vescovo di Avezzano, Pietro Santoro, ha aperto le porte dell’episcopio per ospitare una famiglia di profughi. E l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia ha invitato la sua diocesi, che ha già accolto 500 rifugiati, a ospitare un nucleo di cinque immigrati in ciascuna zona pastorale.

Twitter: @FrancescoGrana

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