Fra le tante ipotesi di scuola sul riassetto della Rai, la più incisiva sarebbe quella che, ispirandosi al modello inglese, immaginasse nell’ambito degli attuali suoi canali la più netta distinzione fra quelli finanziati, espressamente e programmaticamente, solo dai fondi pubblici e quelli mantenuti esclusivamente dai proventi pubblicitari (liberi tutti invece di fare cassa vendendo diritti di programmi, format etc). In Uk la Bbc esclude qualsiasi spot dai canali rivolti al pubblico nazionale (ci fa soldi a palate invece sul suo canale internazionale). Channel Four invece, anch’esso statale, se la cava con i soli ricavi commerciali (ma è nondimeno scrupolosissimo nell’attuare il contratto di servizio concordato con le autorità governative).

Detto questo, ove mai in Italia si prendesse in considerazione la medesima impostazione, come si dividerebbero i canali Rai fra una nostrana Bbc e un nostrano Channel Four? Fino a qualche stagione fa non avremmo avuto dubbi a rispondere che il ruolo di canale “commerciale” toccasse a Rai1, posto che Rai2 vagava inutilmente alla ricerca di un insediamento “giovanile” mentre ormai da decenni Rai3 contiene le attività di servizio (l’informazione regionale) e quel tanto di sopraccigliosità culturalista che primeggiano nelle vulgate sul Servizio Pubblico Televisivo.

Oggi invece anche Rai2 potrebbe essere presa in considerazione per coprire (magari in coppia con la neo promossa Rai4) il ruolo di Channel Four. Tutto perché finalmente pare aver trovato un posto nel pubblico. Trovare un posto nel pubblico, chiariamolo, non è lo stesso che rastrellarlo a casaccio con una partitona una sera e con un film melò la successiva. Aver trovato un posto significa che il volto e il linguaggio del Canale, dalle prime ore del mattino a notte fonda, somiglia al volto e al linguaggio di una parte (cospicua; altro che le scemenze sui canalini-target!) del Paese.

Il posto specifico della attuale Rai2 ci pare quello della narrativa di azione (coi telefilm) e del “giochiamo insieme” (con vari format). Col risultato di un pubblico decisamente più giovane, senza essere malinconicamente “giovanile”, rispetto a quello delle altre reti Rai. Così la composizione della platea di Pechino Express non differisce sostanzialmente da quella di Stasera tutto è possibile, il gioco di Amadeus. Per non dire, con nostra enorme sorpresa, della ulteriore analogia con la platea di Fatti Vostri. Trasmissioni che navigano attorno al 10% di share che, guarda caso, è proprio la quota di ascolto che Channel Four raccoglie in Inghilterra. Certo, il tutto avviene facendo all’estero la spesa di telefilm e format, ma è comunque a partire dal dato di fatto di questo insediamento nella platea generalista che a Rai2 si potrebbe sensatamente chiedere in futuro di spingersi verso la promozione di prodotti nazionali originali e capaci di farsi notare anche sul mercato estero (che è uno degli obiettivi vitali della riforma del sistema radiotelevisivo).

Naturalmente, quella ipotetica Rai2 inglesizzata dovrebbe riuscire a raccogliere da sola almeno tutti i ricavi che oggi la Rai ottiene dall’insieme dei suoi canali (altrimenti avremmo un restringimento dell’area pubblica che l’Italia non si può permettere). Il che implica che dovrebbe fare almeno la stessa quantità di pubblicità che è consentita a qualsiasi tv privata nazionale.
E dunque, Mediaset permettendo, la torta pubblicitaria diventerebbe un terra incognita, con reazioni conservatrici che al confronto la riforma del bicameralismo perfetto parrebbe una passeggiata. Che sarebbe poi la esatta ragione per cui ci si dovrebbe provare.

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