C’è un altro palazzo del potere che trema a Napoli. C’è una stanza della Camera di Commercio sigillata per evitare l’inquinamento di tracce o prove. E’ la conseguenza di una perquisizione ordinata dalla sezione reati pubblica amministrazione della Procura di Napoli, guidata dall’aggiunto Alfonso D’Avino, eseguita il 17 ottobre 2014 dalla Guardia di Finanza e rimasta finora segreta. C’è un’inchiesta, iscritta al modello 21: affronta la gestione complessiva dell’istituzione di piazza Bovio. Si sospetta l’erogazione di contributi pubblici per progetti ritenuti fasulli. Il presidente nazionale di Unimpresa (Unione Nazionale di Imprese) Paolo Longobardi è indagato insieme ad altre due persone per concorso in truffa e abuso d’ufficio.

Secondo l’embrione dell’accusa formulata dal pm Giancarlo Novelli, il magistrato che ha affondato le mani nella Rimborsopoli della Regione Campania, la giunta camerale della Camera di Commercio potrebbe aver violato un dovere di astensione deliberando un finanziamento a un progetto di Unimpresa nonostante legami di parentela che nelle due pagine del decreto di perquisizione non sono precisati ma che collegherebbero esponenti della giunta camerale con quelli dell’associazione beneficiaria. Il pm ritiene inoltre che il progetto in questione, relativo a un’iniziativa enogastronomica che si è svolta a Castellammare di Stabia dal titolo “La Cittadella del Gusto”, presenterebbe una evidente ‘discrasia’ tra la documentazione presentata in sede di richiesta di approvazione e quella portata a rendiconto. In particolare, non combacerebbe il numero dei gazebo autorizzati dal Comune con quelli indicati nella fattura dell’impresa che li ha forniti. Nel fascicolo sono indagati anche Raffaele Ottaviano, presidente di Uninpresa Napoli, e Vincenzo Longobardi.

Unimpresa è una delle associazioni di imprese rappresentate in Camera di Commercio. Come si legge sul loro sito, “è un’organizzazione nazionale nata nel 2003, e costituisce il sistema di rappresentanza delle micro, piccole e medie imprese così come individuate dalle norme dell’Unione Europea (regolamentazione del 6/5/2003 n. 1422), che operano nei diversi settori dell’attività primaria, secondaria e terziaria esistenti”.

L’inchiesta parte da loro ma si sta allargando a macchia d’olio in Camera di Commercio, anche grazie al lavoro del pm della Corte dei conti Ferruccio Capalbo, titolare di un’azione contabile parallela. La Finanza sta passando al setaccio la regolarità delle iscrizioni nelle liste delle varie associazioni camerali, probabilmente gonfiate ad arte per ragioni elettorali, e quella delle relazioni di accompagnamento dei progetti presentati dalle varie imprese. Alcuni progetti-truffa non sarebbero stati realizzati. Ci sono poi progetti dai nomi abbastanza curiosi. Come quelli intitolati “Acconciatore: da mestiere a professione” e “Orientare e formare il ruolo delle imprese nella lotta alla contraffazione”.

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