Grandi manovre incombono sul Csm che deve decidere incarichi delicatissimi entro fine anno. E strane alleanze, fra schieramenti sulla carta avversi, si intersecano dentro Palazzo dei Marescialli. La partita delle partite è quella per la nomina del primo presidente della Cassazione e del suo aggiunto. Entro fine dicembre, infatti, vanno in pensione Giorgio Santacroce e Luigi Rovelli. Basta fare un giro al Csm, per avere una risposta unanime su come butta: la vera sfida sarà tra Giovanni Canzio e Giuseppe Maria Berruti.

Canzio è presidente della Corte d’appello di Milano, di Area (Movimento per la giustizia e Magistratura democratica), sempre in perfetta sintonia con il Quirinale di Giorgio Napolitano. Su di lui potrebbero confluire i voti della destra delle toghe, Magistratura Indipendente (Mi), che aspira a far nominare uno dei suoi come procuratore generale aggiunto: Vincenzo Geraci, noto ai più per aver votato a suo tempo al Csm contro Giovanni Falcone e a favore di Antonino Meli, per la nomina a capo del pool antimafia di Palermo.

Berruti è presidente della seconda sezione civile della Cassazione e presidente del Massimario. È l’ex membro del Csm che andò contro la sua corrente, Unicost, durante la nomina del presidente della Corte d’appello di Milano. Si schierò per Renato Rordoff, di Area, anche lui in corsa per la Cassazione, invece che con il candidato sponsorizzato dalla P3 e da Unicost, Alfonso Marra. Un altro nome che circola è quello di Franco Ippolito, stimato segretario generale della Cassazione.

Un’eventuale alleanza Area-Mi non sarebbe una novità. Come è già accaduto, potrebbero aggiungersi i laici di centro-destra. D’altronde sono in ottimi rapporti il leader indiscusso di Mi, Cosimo Ferri, anche se l’attuale sottosegretario alla Giustizia e l’influente Giovanni Melillo, capo di gabinetto del ministro Orlando, magistrato di Area, a quanto pare non sarebbe amato da parte del suo gruppo né dal Guardasigilli che vorrebbe sostituirlo.

Ma al Csm c’è anche un’altra partita rovente: quella per la direzione della Procura più odiata e più amata d’Italia, la Procura di Milano, quella di Mani Pulite, dei processi a Silvio Berlusconi, del carismatico procuratore Francesco Saverio Borrelli, tanto rimpianto, soprattutto quando è deflagrata la guerra tra l’allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo, trasferito in via cautelativa dal Csm al tribunale di Torino e il procuratore Edmondo Bruti Liberati, denunciato al Csm dal suo vice. Bruti ha scelto di andare in pensione il 16 novembre e così non ci sarà alcun epilogo del procedimento disciplinare promosso dal procuratore generale Pasquale Ciccolo per il fascicolo sulla Sea “dimenticato” nel suo cassetto per tre mesi. E, dunque, adesso il punto è chi mettere a capo di un ufficio che ha scatenato, con le sue indagini, le scelte peggiori della politica in materia di giustizia. Per ora si sa che a desiderare quel posto ci sono tre magistrati milanesi: Francesco Greco, il procuratore aggiunto a capo del dipartimento reati economici, Ilda Boccassini, capo dell’antimafia e forse il magistrato più odiato da Berlusconi, Alberto Nobili, procuratore aggiunto con un passato in prima fila nella lotta alla ’ndrangheta.

In ordine di tempo, però, la “giocata” imminente riguarda la città del presidente del Consiglio, Firenze, dove è vacante il posto di presidente del Tribunale. Non si sa quando ci sarà il plenum ma la prossima settimana il ministro Orlando, chiamato a dare il cosiddetto concerto, dovrebbe ricevere le motivazioni delle proposte uscite dalla Quinta commissione, dopo la spaccatura in tre.

Come spesso accade in questa consiliatura, Unicost, con la presidente Maria Rosaria San Giorgio e il membro laico del Pd, Giuseppe Fanfani (grande amico della ministra Maria Elena Boschi) hanno votato per la stessa candidata: Marilena Rizzo, presidente della sezione Lavoro di Firenze. Ambienti fiorentini dicono che goda della stima di Matteo Renzi, al quale farebbe molto piacere la sua nomina. Area, con i consiglieri Fabio Napoleone e Lucio Aschettino, hanno votato per Giuliana Civinini, presidente di sezione del tribunale di Livorno, ex membro di Md al Csm e con alle spalle un incarico internazionale in Kosovo. Il consigliere di Mi Claudio Galoppi, invece, ha sostenuto Maria Antonietta Fiorillo, che a Firenze presiede la Sorveglianza.

Da Il Fatto Quotidiano del 17 settembre 2015

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