L’Ocse ha rivisto al rialzo le previsioni sulla crescita dell Pil dell’Italia nel 2015 portandole allo 0,7%, lo 0,1% in più rispetto alle stime di maggio. Ma 0,2 punti in meno rispetto allo 0,9% a cui il governo Renzi intende rivedere l’indicatore nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza che sarà approvata in consiglio dei ministri venerdì. L’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha inoltre ritoccato al ribasso, dall’1,5 all’1,3%, la stima per il 2016.

Nel suo Interim assessment, l’Ocse spiega il ritocco al rialzo con il “miglioramento nella partecipazione della forza lavoro” e “l’aumento dei posti di lavoro, anche se il tasso di disoccupazione è aumentato, perché ci sono più persone attive“. Inoltre, ha detto la capo economista dell’Ocse Catherine Mann, in Italia “sono state fatte riforme importanti, che stanno dando un traino all’economia”. E il miglioramento sul fronte del lavoro “ha dato un supporto ai consumi privati, che quest’anno sono cresciuti più di quanto si fosse previsto” ha aggiunto, dando un maggiore contributo al Pil. Il Paese beneficia anche di un “effetto positivo del contesto” dell’eurozona, per la quale l’organizzazione di Parigi stima una crescita all’1,6% nel 2015 (0,1 punti in più rispetto alle previsioni di maggio) e all’1,9% nel 2016 (0,2 punti in meno). Dati definiti “incoraggianti”, ma “meno di quanto si sperava viste le spinte favorevoli di prezzo del petrolio più basso, euro più debole e tassi d’interesse a lungo termine più bassi”

Quanto alle prospettive del resto del mondo, il rapporto evidenzia che la ripresa è in corso nelle economie avanzate, ma la stagnazione del commercio mondiale e le condizioni dei mercati finanziari frenano le prospettive di crescita in molte delle principali economie emergenti. Il rallentamento della domanda di importazioni dalla Cina ha importanti effetti sulla crescita globale, in particolare nelle economie emergenti con stretti legami commerciali con Pechino, e in quelle che dipendono da materie prime. Per questo le autorità cinesi dovrebbero fornire ulteriori stimoli per evitare un forte rallentamento e spingere la liberalizzazione dei servizi e l’espansione delle spese sociali per sostenere la crescita dei consumi.

L’India dovrebbe invece essere l’economia in più crescita nel corso dei prossimi due anni, mentre le prospettive sono più deboli per molte nazioni esportatrici di materie prime, a partire dal Brasile per il quale è prevista una frenata drammatica: quest’anno il pil scenderà del 2,8%, contro il -0.8% stimato a giugno.

 

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