Le partite del Frosinone non si possono guardare dal balcone o da dietro le finestre del salotto. Niente pranzo con famigliari e amici, né caffè bollente aspettando un gol di Ciofani. Il rischio è che scatti una diffida per gli amministratori dei condomini. Lo ha scritto senza tanti giri di parole la questura del capoluogo ciociaro dopo l’anticipo di sabato contro la Roma. Troppo piccolo il Matusa (appena 9860 posti) per contenere tutta l’attesa dei frusinati in vista della prima, storica sfida ai giallorossi. E poi, vuoi mettere la possibilità di godersi la partita – gratis – dal balcone? Niente di strano o illegale, perché non è certo colpa dei proprietari delle case se il loro panorama è il rettangolo verde e non ci sono barriere a intralciare la possibilità di tifare comodamente da casa, senza pagare il biglietto.

In questura però non la pensano così: a loro avviso un problema di ordine pubblico esiste. “Niente è sfuggito al servizio d’ordine, neanche la presenza di numeroso pubblico sulle terrazze e solai degli edifici che affacciano sull’impianto sportivo – scrive la questura in un comunicato – Si provvederà, pertanto, alla diffida nei confronti degli amministratori degli stabili per evitare che la calca di spettatori possa mettere a rischio l’incolumità pubblica dovuta a possibili cedimenti strutturali, sensibilizzando altresì i proprietari degli appartamenti a limitare il numero di persone presenti sulle strutture”. Amministratori-steward, tornelli al posto dei portoni o telecamere di sicurezza invece dei canonici citofoni per scongiurare il crollo in caso di gol al novantesimo contro una big? Non si capisce come la selezione possa avvenire, visto che si tratta di abitazioni private e probabilmente chi è salito ai piani alti degli stabili attorno al Matusa altro non è che un parente o un amico intimo del fortunato tifoso-proprietario di casa.

Del resto, questo modo tra il romantico e il “portoghese” di seguire le partite è da sempre un tratto caratteristico del pallone di provincia. Senza scomodare le serie inferiori, il “caso” Frosinone ha due illustri precedenti in A e B: Siena e Crotone. Attorno allo stadio dei toscani sorgono due alberghi, diversi condomini con uffici, alcune abitazioni private e la sede dei vigili urbani. E in città si è sempre chiacchierato di un intenso via-vai dal comando della polizia municipale durante le partite casalinghe dei bianconeri. Forse il privilegio era per pochi intimi, fatto sta che la questura senese è stata meno solerte di quella di Frosinone.

Nel settembre 2006 agirono in via preventiva, invece, a Crotone. La Juventus era finita in Serie B dopo le sentenze del processo Calciopoli e la discesa in Calabria della Vecchia Signora rappresentava un po’ l’evento dell’anno. L’Ezio Scida, vetusto e piccolo impianto di gioco, sorge a due passi dall’ospedale San Giovanni di Dio, da dove la partita è comodamente visibile dai corridori di molti reparti. Andati in fumo i 4000 biglietti a disposizione, al direttore dell’Asl, Thomas Scheyll, non restò che prendere una decisione: chiudere per Juventus. “Durante le partite la gente si fa ricoverare per un giorno, per poi affacciarsi alla finestra e vedere il match. Ma per l’arrivo della Juve abbiamo deciso di chiudere l’ospedale dalle 15. Solo se dovesse verificarsi un caso grave sarà possibile entrare”, spiegò nell’annunciare l’insolito anticipo degli orari di visita ai degenti. E per evitare che la tranquillità dei pazienti potesse essere messa a rischio intervenne anche il questore Raffaele Salerno disponendo il potenziamento del servizio presso il posto fisso di polizia all’interno del nosocomio. A Frosinone toccherà agli amministratori vigilare chiedendo di esibire la carta d’identità e lo stato di famiglia all’ingresso dei palazzi con vista sul Matusa.

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