Centoquattordici nomi finiscono nella lista nera dell’Agenzia mondiale anti-doping. E oltre la metà sono italiani. Ex atleti, preparatori, medici, dirigenti e consulenti con i quali la Wada vieta di intrattenere rapporti professionali, tecnicamente di ‘associarsi’, perché questi hanno subito condanne a vita o sanzioni riconducibili all’uso o alla somministrazione di sostanze dopanti. Alto il numero degli italiani, ben 61, che se da un lato induce a pensar male dall’altro dovrebbe invece far tirare un sospiro di sollievo. Perché le norme del Coni e del sistema legislativo del nostro Paese sono molto più restrittive, rigide e accurate – all’avanguardia, insomma – e pertanto i casi scoperti nelle altre nazioni sono un numero inferiore.

Un’assenza estera vale per tutte: nella lista stilata dalla Wada non compare Eufemiano Fuentes, l’uomo al centro dell’Operacion Puerto, la maxi inchiesta condotta dalla polizia iberica sull’uso di sostanze vietate e sul ricorso alle emotrasfusioni. I tribunali spagnoli non lo hanno mai condannato per vicende legate al doping: nel 2013 i giudici hanno solo dovuto stabilire se le pratiche di Fuentes erano un crimine contro la salute pubblica o meno. E intanto, due anni prima, il ginecologo e medico dello sport era tornato a occuparsi di sport finendo nello staff dell’Universidad de Las Palmas, club di calcio della Segunda Divison B spagnola.

Tra gli italiani spiccano invece i nomi del medico Michele Ferrari, ritornato sotto i riflettori per il caso Schwazer, quello di Carlo Santuccione, dottore pescarese e figura centrale dell’inchiesta Oil for drug, e di Vittorio Emanuele Bianchi, medico sportivo riminese che in passato aveva anche partecipato nelle vesti di consulente antidoping in un procedimento penale a Perugia. Nella black list anche Fiorenzo Egeo Bonazzi, geriatra bresciano fermato fino al 2018 per il caso delle trasfusioni al campione del mondo di ciclismo Alessandro Ballan. Tra gli ex corridori – coinvolti per quanto accertato nel periodo in cui sono stati direttori sportivi – figurano invece Mariano Piccoli, inibito fino al 2016, e Bruno Leali, stoppato a vita. Segnalato anche Luigino Miotti, personaggio al centro di più indagini sul doping e nel 2008 fermato mentre si stava recando al Giro d’Italia con una siringa di Lutrelef, un prodotto vietato, occultata in un tubetto di dentifricio.

Tra gli stranieri, detto di Fuentes, il nome più famoso è quello de El Gato Negro Luis Garcia del Moral. Il medico valenciano, squalificato a vita dalla Federazione internazionale del tennis, è finito anche al centro dell’uragano provocato dal doping di squadra alla US Postal di Lance Armstrong. Molti compagni di squadra del texano lo indicarono come l’uomo che tra il 1999 e il 2003 fornì le sostanze vietate. Assente nella lista – ma la Wada specifica che non ha considerato casi ancora oggetto di procedimenti penali – anche il santone russo Viktor Chegin, allenatore dei marciatori e tra i capi del centro olimpico di Saransk. Attualmente sospeso dalla federazione dopo le indagini avviate dalla Rusada, l’Agenzia antidoping russa, Chegin ha il poco invidiabile record di ben diciotto suoi atleti sospesi o squalificati dalla Iaaf per alterazioni del passaporto biologico o uso di Epo.

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