Le possibilità per Pixels di entrare nella storia del cinema sono più o meno le stesse che una videocassetta spedita nello spazio, con le riprese di alcuni videogame della “golden age”, possa essere letta come una dichiarazione di guerra nei confronti di un popolo alieno. Un particolare del tutto ininfluente, in ogni caso, per quei bambinoni a cavallo degli “anta” che hanno orgogliosamente spedito la pellicola diretta da Chris Columbus in cima alle classifiche degli incassi, accrescendo il peso, con l’acquisto del biglietto, delle tonnellate di monetine già spese nelle sale giochi per difendere la terra dagli attacchi alieni o per salvare Pauline dalle grinfie di Donkey Kong.

I nostri innocui pixel, già rappresentanti di un’astronave, un panino o un nano da giardino, hanno scatenato l’ira funesta di un non meglio definito popolo extraterrestre che ha deciso di conquistare il nostro pianeta. Nell’assalto alla Terra non poteva mancare Pac-Man nell’inedito ruolo di un cattivo pronto a divorare la città di New York; il personaggio, nato dall’intuizione di Toru Iwatani (presente nel film) davanti a una pizza cui mancava uno spicchio, era nato con il nome di Puck-Man ma era poi stato ribattezzato Pac-Man, anche per evitare che, in bocca a qualche buontempone, potesse diventare Fuck-Man. A metter fine all’invasione, sconfiggendo il terribile capo della spedizione (proprio Donkey Kong), saranno i retrogamers che affideranno la missione decisiva a Jumpman, l’idraulico passato alla storia con il nome di Mario; un’impresa da affrontare salendo i piani di un palazzo in costruzione, ed evitando i vari oggetti lanciati dallo scimmione.

Se a cavallo degli anni Ottanta, con l’immaginazione, si poteva far diventare un quadratino un’astronave aliena, ce ne vuole davvero parecchia, di capacità immaginativa, per far sembrare Pixels un capolavoro. Molto meglio essersi goduti lo Steamfest, il festival steampunk che nella testaccina Eutropia, la “Città dell’Altra Economia”, ha riportato in auge in questi giorni a Roma l’epoca vittoriana. Gustatevi il video, e figuratevi anche voi un passato come non l’avete mai visto. Chiudete gli occhi e dimentichi di mirabolanti trucchi, e conseguenti effetti speciali, ripetete fra voi, come un mantra, il famosissimo slogan steampunk: “Come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima”.

di Massimo Arcangeli e Sandro Mariani

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