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The calving events of Jakobshavn are becoming more spectacular with time, and I am in awe with the calving speed and retreat rate of this glacier. The ice front keeps retreating inland at galloping speeds” (Eric Rignot, glaciologo Nasa).

Fra il 14 ed il 16 agosto 2015 la Groenlandia ha perso un pezzo del Jakobshavn Glacier. È uno dei pezzi più grandi di ghiacciai mai scomparsi in un colpo solo: secondo la Nasa si tratta di circa dodici chilometri quadrati di superficie persa.

In inglese la parola è “calving“. Non è la prima volta che pezzi interi di ghiacciai si staccano e si sciolgono in Groenlandia, a causa delle alte temperature, anzi, il tasso di indietreggiamento del Jakobshavn Glacier nel 2012 è stato di circa 17 chilometri, tre volte tanto il tasso di perdita nel 1990.  Più ghiaccio si perde, più saranno probabili perdite in futuro, una sorta di effetto domino.

Una decina di anni fa si pensava che i ghiacciai della Groelandia fossero poco vulnerabili ai cambiamenti climatici, a causa delle grandi dimensioni. Invece non è così perché il ghiaccio della Groenlandia è attraversato da tutta una serie di canali e crepe sotterranee che fanno sì che una volta sciolta, l’acqua si infili nella roccia accellerando ulteriore liquefazione.

E non è solo la Groenlandia: in meno di venti anni è stato perso il 40% del ghiaccio Artico. E anzi, la marina Usa stima che nel 2016 (il prossimo anno!) non ci saranno ghiacci durante l’estate Artica.

Perché succede questo? Perché ogni dieci anni la temperatura in Artico aumenta di circa 0.66 gradi Celsius. Può sembrare poco, ma è un dato preoccupante per i delicati equilibri in gioco e perché è un effetto culmulativo.

Il collasso dei ghiacciai ha effetti drammatici sui livelli oceanici: basta solo pensare che fra l’Artico e la Groenlandia c’è circa il 25% di acqua del pianeta. Una volta scioltisi, i livelli del mare si innalzeranno in modo apolcalittco, anche di 20 metri.

Nel 2006, il fotografo James Balog, intraprese una iniziativa bellissima e triste allo stesso tempo. Si chiamava Extreme Ice Survey. Assieme a un gruppo di scienziati della terra, geologi, esploratori e climatolgi decise di fare un documentario sui ghiacciai del mondo.

Installarono telecamere e macchine fotografiche in venti ghiacciai del mondo: Groenlandia, Islanda, Francia, Svizzera, Canada, Nepal, Antartica and negli Usa. Le telecamere e le macchine fotografiche avrebbero scattato ogni mezzora per tutto l’anno. Reigstrarono 8500 immagini, e poi hanno messo tutto assieme in un libro ed in documentario.

Il documentario per intero l’abbiamo visto al cinema, un paio di anni fa. È impressionante, spettacolare. Balog e i suoi colleghi sono riusciti ad immortalare vari ghiacciai che crollano in tempo reale. Bello, ma spaventoso allo stesso tempo per quello che significa per noi e per il pianeta perdere quei ghiacci.

Qui le immagini ed i video dei ghiacciai della Groenlandia che scompaiono.

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