Cinema

Festival di Venezia 2015, un documentario racconta le insicurezze e il talento struggente di Janis Joplin

di Silvia Rossi e Luca Catasta

Onestà emotiva. A questa non ha mai rinunciato Janis Joplin: all’accettazione dei suoi sentimenti e alla necessità di essere tremendamente sé stessa. Sensazioni idealmente utili per credere di avere a che fare con una donna sicura di sé e indipendente. E invece no, anche se stiamo parlando di una delle più grandi rockstar al mondo. Guardando Janis, il documentario diretto dalla regista americana Amy J. Berg presentato fuori concorso alla Mostra d’Arte Internazionale del Cinema di Venezia, scopri non solo la potenza straordinaria della sua voce e del suo talento ma anche le terribili persecuzioni che da giovanissima, Janis, ha dovuto sopportare. Al liceo infatti fu addirittura eletta come “l’uomo – sì, l’uomo – più brutto del campus”. Esperienze che ti segnano a vita. Una vita brevissima – la Joplin muore all’età di 27 anni nel 1970 per overdose di eroina – passata a cercare sicurezze, approvazioni, amore. Un racconto viscerale che scava dentro il dolore di una blues woman unica, che col suo modo spregiudicato di sentirsi libera è stata rappresentante di quella controcultura della liberazione della donna e del movimento pacifista. Della rivoluzione sessuale e dell’assunzione di droghe che ci fu negli anni ’60. E con lei i suoi miti, su tutti Bob Dylan e Otis Redding. Il documentario unisce materiale d’archivio preziosissimo e molto difficile da reperire, lettere personali di Janis spedite ai suoi genitori e lette nel film dalla cantante Cat Power, e interviste a famiglia, amici e musicisti. Tra le scene più emozionanti e toccanti quella in studio di registrazione a cercare di trovare la nota giusta da intonare per “Summertime”, cosi come quella di lei che provava una versione inedita di “Me and Bobby McGee” per i Grateful Dead and the Band. E senza ombra di dubbio quella scioccante del suo arrivo sul palco di Woodstock totalmente sotto effetto di eroina e l’esibizione da brivido di Ball’n’Chain. La sua voce è la memoria più viva di quello che ha rappresentato in quegli anni, essere stata capace con soli quattro album – Big Brother and the Holding Company, Cheap Thrills, I Got Dem Of’ Kozmic Blues Again Mama! e Pearl – di determinare una rivoluzione culturale e musicale carica di fascino e nostalgia, allora come oggi. Al cinema dall’8 ottobre per I Wonder Pictures.

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