In Esodo e rivoluzione (1985), Michael Walzer ha raccontato l’origine dei miti della sinistra: la Fuga dall’Egitto, la Terra Promessa, la Traversata del Deserto, e poi le divisioni, l’adorazione degli idoli, il Nemico da passare a fil di spada… Oggi, i migranti che cantano l’Inno alla gioia arrivando in Europa, o i cittadini dell’est che li aiutano ribellandosi ai loro governi, ce lo ricordano di nuovo: era tutto già scritto nel libro dell’Esodo, millenni fa. Così, dopo un’estate di bombardamento populista, in cui sembrava che tutti i dannati della Terra arrivassero solo in Italia, chiamati dai soliti buonisti di sinistra, utili idioti dell’islamizzazione del mondo, il vento è improvvisamente cambiato.

Qualcuno dovrebbe chiedersi cos’è mutato nella comunicazione, visto che gli arrivi non sono diminuiti, anzi. Ma fatto sta che persino Frau Merkel e Herr Renzi, tipici leader centristi, non temono più di perdere voti a destra e si fanno paladini dell’accoglienza, pur con tutti i distinguo: i profughi politici sì, i clandestini no, i siriani sì, gli irakeni no, anche quando a dividerli sono solo linee tracciate su vecchie carte geografiche inglesi… E mentre nel caso della Merkel la ragione è chiara – il Passato che non passa, ma che i tedeschi hanno il coraggio di guardare negli occhi – nel caso del giovine Renzi c’è dell’altro, come sempre: ma chissenefrega dei motivi, sulla cosa in sé tanto di cappello.

L’unica cosa certa è che l’emergenza migranti ha riempito improvvisamente di contenuto parole ormai quasi vuote, come “sinistra” ed “Europa”, mostrandoci persino modi di coniugarle. Ma poiché l’opinione pubblica è scritta sulla sabbia, e può mutare appena cambia di nuovo il vento, bisogna lavorare oggi, subito, a regole certe sull’accoglienza, sulla cooperazione europea, su chi fruisce di fondi comunitari ma non si accolla i relativi oneri, per non parlare di strategie militari contro i nuovi mercanti di carne umana, dagli scafisti all’Isis. Perché quella che chiamiamo ancora emergenza migranti non durerà solo vent’anni, come s’illudono gli strateghi, ma dura da sempre e per sempre, è l’habitat naturale della specie uomo.

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