Un altro 1-0. Non spettacolare, ma migliore di quello da figuraccia contro la piccola Malta. Non decisivo, ma fondamentale sulla via che porta agli Europei 2016 in Francia e su cui all’improvviso si è aggiunta una terza rivale un po’ a sorpresa, la Norvegia. Il successo contro la Bulgaria è un passo avanti per l’Italia di Conte, che prima di questo turno delle qualificazioni non vinceva addirittura dal novembre 2014 (in amichevole con l’Albania).

Anche il 6 settembre a Palermo, probabilmente, sono state più le ombre che le luci. Se contro Malta era servita una “mezza” rete con un braccio di Pellè, con i bulgari c’è voluto un rigore (anzi due, l’arbitro ha preteso la ripetizione) trasformato da De Rossi. Ancora niente gol veri su azione, nonostante le occasioni create, tenendo sostanzialmente sempre in mano il pallino del gioco, a volte anche in maniera spettacolare come in avvio. Davanti Pellè è ormai il centravanti titolare di una nazionale evidentemente a corto di attaccanti: El Shaarawi frizzante, Candreva positivo (è il laziale a procurarsi il penalty decisivo, già al 5’), ma ancora manca più di qualcosa. A centrocampo Verratti va meglio senza Pirlo, chissà se poi per caso. Mentre De Rossi a 32 anni ancora incorre negli errori di inizio carriera: come quando nel primo tempo perde palla innescando un micidiale contropiede avversario; o nella ripresa rimedia un rosso diretto (eccessivo quanto evitabile) per un fallo di reazione che costa l’espulsione anche a Mitsanski. In dieci contro dieci, la fatica d’inizio stagione si fa sentire: ritmi più bassi, copione uguale anche se meno divertente.

Che comunque qualcosa non sia andato pure con la Bulgaria lo dimostra il voto alto in pagella di Buffon. Miracoloso al 18’ sul primo tiro in porta dei bulgari, presente in pieno recupero quando Milanov sfiora il pareggio della beffa. Gli azzurri non lo avrebbero meritato stavolta, ma hanno rischiato più del lecito contro un avversario modesto: c’era il precedente del 2-2 dell’andata, ma in fondo la nazionale che fu del grande Hristo Stoichkov e che oggi non ha più talenti, non si qualifica ad una competizione internazionale dal 2004 e in questa campagna è riuscita a fare punti solo contro Malta e Azerbaijan. Ieri ci è andata di nuovo troppo vicina, come a Sofia.

I tre punti non cancellano la mancanza preoccupante di gol e talento in attacco, le smagliature di una difesa senza grandi certezze, i meccanismi inceppati di un centrocampo con troppi giocatori simili. Ma valgono tanto. Conte, arrabbiatissimo sul campo ad ogni errore dei suoi, può sorridere guardando la classifica del gruppo H. L’Italia è prima, e alle sue spalle adesso a sorpresa c’è la Norvegia, indietro di due lunghezze, con cui abbiamo già vinto a Oslo e chiuderemo il percorso il 13 ottobre a Roma. Prima, già in Azerbaijan il 10 ottobre, può arrivare la matematica per il pass per gli Europei (serve un punto negli ultimi due turni). Anche il primato nel girone, è ampiamente alla portata. Mentre la Croazia, bestia nera che ci aveva tanto spaventato di recente rischia di finire addirittura agli spareggi, dopo la sconfitta contro gli scandinavi. Le buone notizie si fermano qui. A Francia 2016 mancano esattamente nove mesi: l’Italia di Conte ormai è praticamente qualificata, ma sembra tutt’altro che pronta per andarci.

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