“Nella repressione penale contro la corruzione, abbiamo implementato tutti gli strumenti usati anche dagli altri Paesi europei. Manca solo la figura dell’agente infiltrato, sulla quale però ho delle riserve”. Al Forum The European House Ambrosetti di Cernobbio, il ministro della Giustizia Andrea Orlando rivendica che, dal punto di vista legislativo, da parte del governo “è stato fatto quello che si doveva e si poteva fare”. E di fronte a una platea di imprenditori e banchieri, butta la palla nel campo degli interlocutori, parlando di “responsabilizzazione dei corpi sociali: è la frontiera, la sfida più importante”. Repetita iuvant, evidentemente: un anno fa, sempre a Cernobbio, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone aveva invitato Confindustria a “cacciare i corrotti come avete fatto con i mafiosi“.  Ma le cronache giudiziarie dell’ultimo anno raccontano una realtà un po’ diversa da quella auspicata dal magistrato napoletano

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