Palermo. Ai piedi del Monte Pellegrino, a ridosso del mare, si staglia un parallelepipedo panna e caffellatte che ospita il liceo linguistico “Ninni Cassarà” in un panorama di condomini di gradazioni simili. È frequentato da oltre 750 studenti e porta il nome del poliziotto ucciso da Cosa nostra nel 1985. Fino a un anno fa le sue aule cadevano a pezzi. Le pareti, mezze scrostate, avevano macchie di sporco accumulato da decenni, i vetri erano rotti, i serramenti malridotti, diverse porte sfondate (anche quelle del bagno delle ragazze, che per fare pipì avevano bisogno del “palo”), i banchi graffiati, i caloriferi che non si accendevano più.

Nel luglio 2014, in dieci giorni, un gruppo di studenti, aiutati da artisti e abitanti della zona, hanno rifatto il look all’istituto. Tinteggiature, affreschi, seggiole e tavoli tirati a lucido. Oggi i lunghi corridoi dei piani sembrano una galleria di arte moderna. Da settembre a novembre i giovani volontari hanno recuperato anche un vecchio bar al piano terra, chiuso da una vita (“per non rubare i clienti a quelli della zona” dicono a scuola), con l’idea di trasformarlo in un centro culturale aperto al quartiere. Bancone nuovo, rifatti gli impianti elettrici e idraulici.

Vetri rotti, porte sfondate, banchi graffiati: in pochi giorni un gruppo di studenti, aiutati da artisti e abitanti della zona, hanno rifatto il look all’istituto

Il piccolo miracolo successo in via Don Orione 44, in uno dei posti più disagiati del capoluogo siciliano, è il primo risultato del progetto Sos scuola, messo in piedi dall’associazione Alveare per il sociale. Un esperimento di solidarietà per salvare la scuola pubblica che è diventato anche una webserie, “Il bar del Cassarà”, visibile sul sito Ray di Raitv. Dieci puntate coprodotte da Alveare cinema e Rai fiction, sotto la regia di Davide Gambino. Protagonisti tre studenti del liceo e altri cinque ragazzi che hanno collaborato al restauro. Attori improvvisati, ripresi mentre erano al lavoro, senza un copione da seguire. Dove non c’è lo Stato, ci sono i cittadini di buona volontà.

In un anno appena, Sos scuola ha riqualificato altri tre edifici scolastici: due a Roma e uno a L’Aquila. I soldi per il materiale li mette la onlus. “La scuola deve essere accogliente come una casa, invece la nostra sembrava una prigione”. A parlare è Norma Tumminello, che si è diplomata un anno fa al liceo Ninni Cassarà e frequenta la facoltà di Filosofia. È stata lei a lanciare l’sos alla onlus. “Me ne volevo andare dalla mia città – spiega -, non ne potevo più di vivere nel degrado, non me la sentivo di consigliare il mio liceo agli adolescenti. Ma perché bisogna arrivare allo schifo? Perché chi conta non ha il coraggio di cambiare le cose?”.

“Non me la sentivo di consigliare il mio liceo agli adolescenti. Ma perché bisogna arrivare allo schifo? Perché chi conta non ha il coraggio di cambiare le cose?”

Norma non si è persa d’animo, ha sfidato la diffidenza della preside e degli insegnanti e con i suoi amici si è rimboccata le maniche. “In pratica ho messo la preside con le spalle al muro. L’ho fatta chiamare dalla onlus e finché il team non si è presentato non ci credeva. Gli adulti sono negativi, rassegnati, disillusi, ti ripetono che non c’è niente da fare se le cose vanno male, anzi che in futuro andrà peggio. Il loro senso di sconfitta mi ha fatto soffrire in tutti questi anni. Era ora di darci un taglio”.

Senza il suo tentativo quella scuola oggi sarebbe ancora quella struttura fatiscente. “Il restauro che abbiamo fatto è anche morale, adesso sappiamo che là dentro niente è impossibile. Abbiamo dato speranza a tutto il quartiere”. Per la riqualificazione delle aule e del bar sono stati investiti quasi 20mila euro. “Abbiamo coinvolto anche gli studenti dell’Accademia di belle arti di Palermo e una classe del liceo artistico Guggenheim di Venezia, ci piace fare gemellaggi, favoriscono scambi di competenze e creano ponti dal basso, dei collanti per la società” racconta Paola Rota, vicepresidente dell’associazione Alveare per il sociale. Il Comune è stato più che altro a guardare. “Lo abbiamo contattato ma non ci ha aiutato”.

“E il Comune? Lo abbiamo contattato, ma non ci ha aiutato”

Quella di Norma è stata una delle centinaia di richieste inviate all’associazione. “La prima che abbiamo selezionato è stata la sua, da qui è partito il progetto Sos scuola – spiega Paola -. L’invito ai ragazzi di scrivere una lettera con i loro desideri invece è nato con la proiezione del film ‘Il sole dentro‘ diretto da Paolo Bianchini, che è anche il presidente della onlus. La pellicola racconta la storia vera di due ragazzini guineani, Yaguine e Fodè, che dopo aver scritto una lettera ai politici dell’Unione europea in cui chiedono di avere le scuole nel loro Paese, si nascondono nel carrello di un aereo diretto a Bruxelles ma all’atterraggio un tecnico li trova morti assiderati. “In questi tre anni lo abbiamo portato in mille scuole italiane, da nord a sud, dalle elementari fino all’università – continua Paola -. I ragazzi abituati a lamentarsi perché devono studiare si rendono conto invece di essere fortunati rispetto ai coetanei africani e rimettono in discussione le loro priorità”.

Adesso il bar del Cassarà cerca sponsor. Norma: “Abbiamo costituito un’associazione, siamo in 160, lo scopo è riattivare l’area ristoro, per ora abbiamo una macchina del caffè nuova di zecca, stoviglie varie, ma mancano gli alimenti. E poi i laboratori per i bambini del quartiere, molti dei quali non sanno leggere, alle 14 mollano la scuola e passano i pomeriggi a giocare sulla strada. Intanto è partito il doposcuola gestito da studenti ed ex studenti del liceo, e da agosto insegniamo ai più piccoli a costruire marionette di cartapesta. Faremo uno spettacolo per l’apertura dell’anno scolastico. Per i più grandi pensiamo a corsi professionali, di cucina, meccanica, informatica. E  spazi di coworking nelle stanze dell’ex casa del custode attigua al bar”.

“Abbiamo costituito un’associazione, siamo in 160, lo scopo è riattivare l’area ristoro. Per ora abbiamo una macchina del caffè”

Ma non c’è solo Palermo, perché all’Istituto comprensivo di Arsoli, comune di quasi duemila abitanti nella provincia di Roma, tra Lazio e AbruzzoSos scuola è intervenuta due volte (a luglio del 2014 e a luglio del 2015). Spesa totale: tremila euro. Al primo restyling hanno partecipato una quindicina di persone, tra genitori e insegnanti. “Al secondo campus abbiamo coinvolto anche gli studenti dell’Accademia di belle arti di Sassari – dice la vicepresidente di Alveare per il sociale -, hanno regalato delle tele dipinte che allestiranno una mostra permanente a scuola”. A segnalare lo stato precario in cui versava l’istituto è stato un cittadino di Arsoli tramite la pagina Facebook del progetto. “L’edificio fu danneggiato dal terremoto del 2003 e non era mai stato sistemato”.

Poi il progetto di recupero è arrivato anche all’istituto “Pio La Torre” di Roma, dove sono stati investiti quasi cinquemila euro. Una scuola che si trova nel quartiere soprannominato “Bronx”, nella periferia nord ovest della capitale. Dal 6 al 13 luglio alunni, famiglie e insegnanti insieme a giovani architetti, scultori e pittori, falegnami e agricoltori hanno cambiato faccia alla scuola e all’area intorno. Tra i volontari anche lo street artist David Vecchiato, noto come Diavù, coordinatore del museo di urban art di Roma. Oltre a recuperare quello che c’era già, sono stati creati nuovi spazi: una mediateca, una sala cinema-teatro, un laboratorio multimediale, un bar dei piccoli, l’orto e il giardino, prima seppellito da erbacce alte. La “casa del viaggiatore”, così è stato chiamato il neonato percorso tra i muri scolastici. “Sono stati piantati 20 alberi da frutto e nell’orto zucchine, pomodori, insalata e peperoncino – aggiunge Paola -. Vorremmo che il bar distribuisse gratuitamente frutta e merende sane per i bimbi. Stiamo cercando cooperative e supermercati che aderiscano all’iniziativa. Mentre dvd e libri sono stati donati dalla cittadinanza dopo un appello su Facebook”.

“Vorremmo che il bar distribuisse gratuitamente frutta e merende sane per i bimbi”

Ultima impresa: la “scuola-container” a Pagliare di Sassa, una frazione de L’Aquila dove vivono poco più di ottomila anime. “Non mi aspettavo che a distanza di sei anni dal terremoto ci fossero ancora dei bambini che vanno a scuola nei container”, commenta Paola. E così ci hanno pensato loro a rendere più accoglienti quei pezzi di prefabbricato. Il cantiere è durato dal 20 al 30 luglio. Costo: tremila euro. Il prato che circonda la scuola è stato trasformato in un parco urbano con alberi da frutto e abeti. Nella zona verde che separa i container sono spuntate panchine, amache e altalene.

Poi maxi giochi disegnati sui pavimenti esterni (per esempio quello della “campana” e del “lombrico”), opere d’arte in ceramica e murales. Ma non è finita qui. La onlus va avanti, e in fretta. “Noi non ci fermiamo – dichiara Paola -. Ci sono già arrivate altre 15 richieste di interventi da Milano, Treviso, Viterbo fino in Sicilia. Ci scrivono su Twitter, Facebook o via mail. Ci ha contattato anche una prof di letteratura italiana di una scuola di New York, vuole che la sua classe partecipi a un campo lavoro con noi per dare un senso alla vacanza in Italia”. E il Miur? “Abbiamo incontrato quelli del ministero. Faraone è venuto all’inaugurazione del Bar del Cassarà a Palermo. Speriamo di concludere presto un’intesa. Ci servono altri fondi”.

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