Lo scorso novembre una nuova norma nata per contrastare le intestazioni fittizie aveva terrorizzato gli automobilisti italiani: chi guida un veicolo non suo per più di 30 giorni deve obbligatoriamente annotare sulla carta di circolazione il suo nome. Se l’intestazione di patente e libretto non corrisponde, si rischiano una multa di 705 euro e il ritiro della carta di circolazione. Poi il chiarimento della Motorizzazione: non devono fare alcun cambiamento i familiari conviventi e, in pratica, nessun privato, perché chi guida anche regolarmente la macchina intestata a un parente o un amico non ha nessun documento che attesti l’inizio del prestito.

Le aziende che prendono a noleggio le loro flotte, invece, l’intestazione temporanea la devono fare, come stabilito dall’articolo 94 comma 4 bis del Codice della Strada. Ma, ha deciso adesso il Tar del Lazio, non devono pagare i diritti di motorizzazione (9 euro) né l’imposta di bollo (21 euro): l’imposizione presente nella circolare del Ministero dei Trasporti è illegittima. Inoltre, le aziende clienti possono delegare alle società di noleggio l’espletamento tutti gli adempimenti previsti dal Codice della Strada.

Esultano le società di noleggio che avevano promosso i ricorsi: “Siamo davvero soddisfatti che il Tar abbia ragionevolmente accolto le istanze del settore, clientela ed aziende di noleggio”, ha detto Fabrizio Ruggiero, presidente dell’Aniasa, l’associazione dei noleggiatori. “L’ingiustificato aumento dei costi, senza paragoni in Europa, avrebbe ulteriormente appesantito un settore sempre più strategico per la mobilità aziendale”. Secondo i calcoli dell’Aniasa, infatti, le 65.000 aziende e le 2.700 pubbliche amministrazioni clienti delle imprese di noleggio avrebbero dovuto spendere complessivamente 8 milioni di euro l’anno per registrare le intestazioni temporanee.

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