Che i Ghost non rappresentino nulla di originale oppure – dipende dalle tante bordate che trovate facilmente su Internet – tentino goffamente di mascherare (in tutti i sensi) la loro pochezza artistica dietro l’anonimato e i travestimenti folkloristici che li caratterizzano, è comunque innegabile, signori miei, che ci si trovi di fronte ad un nuovo fenomeno musicale vero e proprio. Svedesi di nascita, presumibilmente abbastanza giovani da riuscire a distinguersi con una certa originalità nel mare magnum (e stagnum) della musica ‘metal’, ancora prima di attirare l’interesse di Dave Grohl e, neanche a dirlo, le ire di Kerry King (le cui invettive sono prevedibili e scontate tanto quanto la musica degli Slayer) i Ghost si sono armati di santa pazienza guadagnando posizioni e considerazione tra gli ‘addetti ai lavori’ già dai tempi del primissimo “Opus Eponymous” (2010): che però, va detto, era abbastanza poca cosa, specie se confrontato con il successivo “Infestissumam” (2013), entrato direttamente alla 28esima posizione della Billboard Hot 200 americana.

Nel mezzo un EP di cover, “If You Have Ghosts”: prodotto e suonato (in parte) assieme al già citato ex batterista dei Nirvana attualmente leader dei Foo Fighters. “Ce lo avessero detto soltanto 5 anni fa avremmo firmato col sangue” – confidano loro in privato – come a dire che, in fin dei conti, un po’ se l’aspettavano eccome. Non è quindi difficile immaginare come fossero in tanti ad attenderli al varco, pronti solo a premere il grilletto e sparare sull’ultima creatura malefica che aveva osato allontanarsi dai canoni di un genere sempre troppo uguale a se stesso, che non vive di sussulto alcuno ma solo di rassicurazioni. E invece no, perché “Meliora” – uscito il 21 Agosto – è un disco bello, molto bello: più bello dei precedenti, sicuramente uno degli album dell’anno. Con questi 10 brani e 41 minuti di musica totali i Ghost raggiungono praticamente la perfezione: “Il titolo del disco non è un riferimento al fatto che sia il nostro lavoro migliore, semplicemente volevamo creare un contrasto con la copertina, che abbiamo pensato così come appare: inquietante”.

Fatto tesoro della lezione fornita “on stage” da Alice Cooper e più recentemente Marilyn Manson, passando per il seppur modestissimo Rob Zombie, fortemente contaminati dal ‘doom’ e capaci – come tutti i geni che si rispettino – di rubare l’ascolto (specie) ai Black Sabbath di Ozzy Osbourne, i Ghost sono riusciti (e non era cosa semplice) a rientrare in una categoria che è esclusivamente la loro: d’ora in poi, nonostante i riferimenti palesi e dichiarati, nulla suonerà più come prima e chiunque oserà avvicinarsi a queste latitudini cadrà inevitabilmente prigioniero della loro originalità. I concerti (tutti sold out) e le vendite praticamente quintuplicate sono lì a testimoniarlo, con buona pace dei vecchi e soliti marpioni dell’epoca che fu.

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