ragazzi

Da dieci anni lavoriamo come professionisti della progettazione, siamo adulti e ormai ultra trentenni, eppure c’è una parola che nel contesto lavorativo italiano continua a perseguitarci: ragazzi. Raramente veniamo chiamati per nome o per categoria professionale – progettisti, designer, ricercatori, come invece ci succede quando collaboriamo con persone che usano l’inglese o il tedesco. Questo forse ha a che fare col fatto che in Italia ci si qualifica come “giovane designer” almeno fino a quarant’anni?

Più passa il tempo, più l’appellativo “ragazzi” ci infastidisce. Ai nostri occhi, questo uso del linguaggio è infatti lo specchio di una società tendenzialmente paternalistica, dove chi vuole essere preso sul serio e fare strada deve essere o sembrare vecchio: nell’aspetto, nell’atteggiamento e spesso anche nelle idee. Essere chiamati ragazzo o ragazza è un modo per essere messi al proprio posto, privati di ogni autorità, de-responsabilizzati, scusati a priori per le proprie debolezze mentre si presuppone il nostro non essere all’altezza . Ma funge anche come scusa collettiva per la precarietà dilagante, per contratti ridicoli, per il lavoro chiesto a gratis, per accettare con un’alzata di spalle che da adulti si debba ancora vivere con i genitori per pura necessità economica. Tutto questo è accettabile, perché tanto siamo ancora ragazzi.

Ecco allora, che non ci si stupisce se tanti italiani che iniziano a studiare e a lavorare all’estero non vogliono tornare indietro: altrove – spesso quasi a sorpresa – le persone ci affidano ruoli e responsabilità. Veniamo presi sul serio per il lavoro prodotto, anche se abbiamo appena finito gli studi. E quindi emigrare è bello, perché per molti motivi, mette le ali.

Eppure, molti di noi è in Italia che vogliono costruire il proprio futuro. Da dove iniziare allora? Da una provocazione: smettiamo di chiamare ragazzi tutti coloro che hanno più di diciotto anni, eliminiamola dal dizionario. Chissà che questo minimo intervento progettuale non ci restituisca le ali anche qui, in Italia

Articolo Precedente

Emergency, aperto a Napoli un nuovo ambulatorio. “Più presenti in Italia”

next
Articolo Successivo

Donazioni di sangue, se non l’avete mai fatto pensateci

next