Matteo Renzi ha un bel promettere il taglio della Tasi e dell’Imu sulla prima casa. I dati contenuti nella relazione della Corte dei Conti sugli andamenti della finanza territoriale mostrano che il peso dei tributi locali è cresciuto incessantemente negli ultimi tre anni. Dal 2011 al 2014 si è registrato un incremento del 13,8%, per un totale di versamenti fiscali effettuati dai contribuenti che sono passati da 91,8 a 104,5 miliardi. I numeri, elaborati dall’Adnkronos, testimoniano un progresso costante: +10,7% nel 2012, +1,5% del 2013 e +1,3% nel 2014.

A pesare sulle tasche dei contribuenti sono soprattutto i tributi di Comuni e province, che nel 2014 sono cresciuti del 46,5% rispetto al 2011: erano pari a 26,9 miliardi e sono lievitati fino a 39,4. Il vero boom si è registrato tra il 2011 e 2012, quando l’aumento del peso fiscale è stato del 22,8%. L’anno successivo la crescita è stata del 7,5%, mentre nel 2014 si è tornati a un aumento a doppia cifra: +11%. Il tutto per riuscire a far fronte ai tagli dei trasferimenti imposti dal governo centrale, continuando al tempo stesso a garantire i servizi ai cittadini. Non stupiscono dunque le perplessità degli enti locali di fronte all’annuncio del premier di un taglio delle tasse sulla prima casa dal prossimo anno.

Molto più modesto l’incremento delle tasse regionali. Nel 2014 i governatori hanno imposto tributi per 65,1 miliardi, lo 0,3% in più rispetto ai 64,9 miliardi del 2011. Tuttavia l’esame nel dettaglio, anno per anno, evidenzia che nel 2012 si è registrata una crescita del 5,7%, mentre nei due anni successivi le entrate sono andate gradualmente scendendo: rispettivamente -1,4% nel 2013 e -3,7% nel 2014.

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