Pechino non riesce a riprendere quota e taglia a sorpresa i tassi d’interesse riducendo così i costi di finanziamento per le imprese. A beneficiare della mossa, però, sono state le borse europee che, dopo un avvio all’insegna del rimbalzo, hanno decisamente imboccato la via dei guadagni e a metà giornata avanzano tutte in gran spolvero prendendo le distanze da Shanghai e Tokyo. L’Asia, infatti, non è riuscita a rialzare la testa all’indomani del lunedì nero che ha travolto tutti i listini mondiali: la piazza giapponese ha chiuso a – 3,96%, ma a segnare il passivo più pesante è stata ancora una volta la borsa di Shanghai, con un calo del 7,6% a 2964 punti. Simile l’andamento di Shenzhen (-7,09% a 1.749 punti).

A nulla, insomma, è servito l’intervento della banca centrale cinese che ha iniettato nel sistema finanziario il massimo importo da gennaio 2014: 150 miliardi di yuan (23,4 miliardi di dollari) in pronti contro termine, a cui si aggiungono altri 110 miliardi di yuan con prestiti a medio termine. Il taglio dei tassi dello 0,25%, invece, è arrivato a mercati asiatici chiusi insieme alla riduzione del coefficiente di riserva obbligatorio per le banche, come nelle attese, di 0,5 punti percentuali. In scia alla mossa di Pechino il Vecchio Continente ha accelerato con in testa Milano (+5,9%) seguita da Francoforte (+5%) e Parigi (+4%). Più indietro Londra (+3,2%), mentre Atene è salita del 9,4 per cento.

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