“Arriverà presto il giorno in cui avremo stadi senza più barriere“. Era il luglio del 2010 e il ministro dell’Interno del Governo Berlusconi IV parlava così. Oggi Roberto Maroni fa un altro mestiere e la sua profezia non pare destinata a avverarsi. Anzi, la Serie A è pronta a inaugurare un nuovo muro nel suo tempio più prestigioso. É necessario un passo indietro a inizio estate, quando il prefetto di Roma Franco Gabrielli comunicò che lo stadio Olimpico, così com’era, andava considerato inagibile. Per motivi di ordine pubblico era necessario rendere più difficoltoso lo scavalcamento tra i settori e segmentare le curve, in modo da ridurre la capienza e facilitarne il controllo.

Unica soluzione: dividere Nord e Sud attraverso un muro. Alternativa, la chiusura dell’Olimpico. Una scelta in controtendenza rispetto al resto d’Europa e contraria ai diktat della Uefa, che invece è per la rimozione delle barriere sulla scorta dell’esperienza britannica. Il divisorio, una vetrata simile a quella che separa la curva dai distinti, non era ancora stato installato in settimana, quando la Lazio ha sfidato il Bayer Leverkusen nel preliminare di Champions League. A frammentare la Nord in due ha pensato un cordone di steward, che impediva il flusso dei tifosi da una parte all’altra del settore. Fuori dai cancelli, lamentano i sostenitori biancazzurri, le perquisizioni sono state particolarmente accurate, al limite dell’esasperazione. Inoltre all’interno della curva, sempre da ciò che raccontano i laziali, il dispiegamento di agenti era fuori dal comune.

Testimonianze simili si raccolgono anche sul fronte romanista, che ha battezzato lo stadio di casa con un’amichevole col Siviglia. In quell’occasione controlli e operazioni di prefiltraggio sarebbero durate ore, tanto che molte persone sono entrate in curva a match abbondantemente iniziato. Non si sa se i muri compariranno già per la prima stagionale in campionato, che coincide con l’esordio della squadra di Pioli. La Lazio sarà impegnata questa sera contro il Bologna, ma la Curva Nord ha già fatto sapere che non ci sarà. “Le nuove norme e disposizioni non fanno altro che distruggere solo la parte popolare e storica del tifo duro e puro, che così non ha più modo di esistere e di vivere la propria spontaneità. Là, dove era il cuore del tifo, ora è stato costruito il cuore di una militarizzazione, costosa e inutile che non può far altro che alimentare un clima di tensione e il rischio d’incidenti” si legge su un comunicato degli ultras, che si conclude con l’annuncio della diserzione.

Secondo i frequentatori della Curva Nord le misure della prefettura non sono di alcuna utilità, perché da “circa 20 anni gli incidenti, se e quando accadono, si verificano sempre fuori e lontano dall’impianto sportivo”. Una settimana e toccherà alla Roma. La faccenda è più delicata perché, dopo l’esordio in trasferta a Verona, nella capitale arriverà la Juventus. Una sfida considerata a rischio dalla questura che, per timore di disordini, ha fissato il calcio d’inizio alle 18. Non sarà semplice per i tifosi giallorossi svuotare la Sud proprio durante la partita con i campioni d’Italia, potenziale match scudetto che il calendario ha voluto celebrare un po’ troppo in fretta. Il dibattito tra i romanisti è in corso, si attendono disposizioni. Dopo un’estate passata a tentare di capire da quale parte della barriera si era capitati e, eventualmente, a cercare qualcuno con cui scambiare la tessera per rimanere assieme al proprio gruppo, c’è chi tra gli ultras ipotizza i rimedi più estremi. Sciogliere la curva, migrare in altri settori. Per intanto, miracolo di un muro di vetro, le due fazioni del tifo capitolino sono un po’ più vicine, mentre la frattura con le istituzioni si fa via via sempre più difficile da ricucire.

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