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Non so quanti di voi ricordano l’episodio di Sex and the City‘ in cui Samantha decide di provare il Viagra per scoprire l’effetto che ha su di lei. La scena si chiude con un fotogramma di Samantha a cavalcioni, immersa in un vocalizzo da soprano.

Era il 2000, un paio di anni dopo l’introduzione della pillola blu.

Oggi, quindici anni dopo, si torna a a parlare ancora di Viagra ma nella versione femminile, il ‘pink Viagra.

E se pensiamo che la donna possiede l’unico organo umano destinato specificamente alla sessualità e al piacere (*) – la clitoride – , vien da chiedersi perché si sia aspettato così tanto ad introdurre sul mercato un farmaco in grado di aiutare le donne con disfunzioni sessuali.

La pillola rosa, Addyi, approvata due giorni fa dalla FDA americana dopo due precedenti rifiuti, non funziona ‘al bisogno’ come il Viagra, ma va somministrata ogni giorno – per un massimo consigliato di 8 settimane – e agisce su alcuni neurotrasmettitori del cervello come la dopamina e la serotonina, aumentando così il desiderio sessuale.

La pillola rosa è stata fortemente voluta dagli attivisti di ‘Even the Score’, un’associazione che si batte per la parità di genere sul campo del benessere sessuale.

Si stima intorno al 10% la percentuale di donne affette da desiderio sessuale ipoattivo, anche se altri studi parlano di percentuali molto maggiori.

C’è scetticismo circa i reali benefici del farmaco (potrebbe innescarsi un effetto placebo e falsare i risultati) e per la natura stessa del tema, la notizia ha suscitato reazioni contrastanti; un po’ come successe con il Viagra, la cui diffusione permise di parlare apertamente di un argomento delicato come le disfunzioni erettili.

La libido femminile è oggetto da sempre di errate interpretazioni, falsi miti, ignoranza e misoginia.

Freud divulgò a generazioni il concetto che la massima caratteristica femminile, la passività, consisteva “nell’abbandono totale della masturbazione clitoridea” e che il raggiungimento di una sessualità “normale” e “matura” passasse soltanto attraverso l’uso esclusivo della vagina.

Marie Bonaparte, psicoanalista e intima amica di Freud, scriveva che per un coito “a regola d’arte” il maschio non doveva toccare la clitoride.

Insomma, è come pretendere che un uomo raggiunga l’orgasmo senza usare il pisello…

Sulle spose troppo ‘entusiaste’ in camera da letto, i gentiluomini dell’ottocento facevano cadere i loro rimproveri, aspettandosi poca o nulla partecipazione.

Senza andare molto indietro, ci sono donne che non userebbero mai un approccio intraprendente coi loro mariti, mentre altre escludono categoricamente l’autoerotismo.

In questo clima da ‘caccia alle lussuriose‘, non stupisce che i complessi delle donne in materia sessuale si siano tramandati di madre in figlia. E neanche che molte delle disfunzioni sessuali femminili siano legate a fattori psicologici: depressione, rapporto col proprio corpo, svalutazione del proprio appagamento, paura di essere criticate o di sentirsi inadeguate.

Con l’avvento del Viagra tutte e due le parti della coppia ne hanno tratto beneficio, va da sé che senza l’uomo al top della forma neanche la donna gioca la sua partita. Viene data ora la possibilità di godimento anche a quelle donne che, per motivi non necessariamente psicologici, hanno difficoltà a trovarne.

E questo è positivo, perché il soddisfacimento della donna – non precludendo quello dell’uomo – spesso si perde nell’egoismo e indifferenza del compagno.

Difficile dire a priori quale sarà il successo reale di questa pillola, il funzionamento del piacere femminile è estremamente più complesso di quello maschile (a proposito, chi ha trovato il mio punto G è pregato di restituirlo), ma se non altro l’ingresso di Addyi contribuirà ad abbattere alcuni tabù rendendo più aperta la discussione sui bisogni sessuali delle donne.

* Kate Millet, La politica del sesso.

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