Sette morti in due mesi. Nuovo sangue che alimenta di nuovo il fiume di polemiche sulla corrida e le altre feste con i tori. Gli encierros, come vengono chiamati in Spagna, sono operazioni che si ripetono ogni estate e che si tramandano da secoli nella cultura spagnola: prevedono il trasferimento degli animali dai recinti all’arena per la corrida. Questo tragitto che viene fatto per le vie della città – la festa più famosa è quella di San Firmin a Pamplona, resa celebre da Ernest Hemingway – diventa un secondo spettacolo popolare al quale gli appassionati prendono parte, correndo insieme ai tori.

Ma quest’estate si ripete la scia di sangue. Quattro persone sono morte in encierros (di cui tre a Ferragosto) in varie parti del Paese, mentre a Salamanca il torero Saul Jimenez Fortes è stato ferito da una cornata al collo: si era inginocchiato per eseguire una mossa di virtuosità tecnica. L’animale dal peso di mezza tonnellata ha schiacciato l’uomo contro la parete dell’arena e, dopo l’operazione durata quattro ore, le sue condizioni sono da quanto emerso, molto gravi. “E’ stata una cornata tremenda – ha detto il suo portavoce – che è entrata dal collo e ha colpito la lingua, la regione del naso, il palato ed è arrivata fino alla base del cranio”. 

Un altro noto matador, Francisco Rivera Ordóñez, detto Paquirri, proveniente da una famiglia di famosi toreri, la settimana scorsa è stato gravemente ferito a Huesca da una cornata che gli ha squarciato il basso ventre. Suo padre era morto 20 anni fa per una cornata quasi identica. Dopo un lungo intervento, Paquirri è stato trasferito all’ospedale San Jorge di Saragozza, struttura tra le più specializzate della Spagna per curare i toreri feriti.

La prima vittima di un encierro era stato un 54enne spagnolo, era morto il 5 luglio a Castellon, vicino a Valencia. Tra le quattro vittime delle corse di Ferragosto c’è anche un turista francese. Gli altri tre uomini sono spagnoli. Un uomo José Alberto Penas Lopez, 36 anni, è morto sabato a Penafiel vicino a Valladolid. El Pais precisa che era consigliere comunale del vicino comune di Traspinedo. Le altre due persone sono morte durante gli encierros di Museros, vicino a Valencia, e a Blanca, vicino a Murcia.

Dall’inizio dell’anno secondo la tv pubblica Tve le vittime delle corse taurine in tutta la Spagna sono 10. Per questa ragione questa tradizione secolare iberica è sempre più contestata da animalisti, sinistre e indipendentisti, che la identificano come simbolo “dell’imperialismo spagnolo“. Negli ultimi mesi, i “post-indignados” di Podemos che a maggio hanno vinto le elezioni a Barcellona e che si sono avvicinati anche alla conquista della capitale, ridimensionando i due grandi partiti tradizionali Pp e Psoe, si sono schierati contro questo tipo di manifestazioni. Le nuove giunte comunali targate Podemos a Madrid, Saragozza, Valencia hanno infatti annunciato tagli dei fondi pubblici. E Xulio Ferreiro, nuovo sindaco di La Coruña, ha deciso di annullare l’edizione 2015 della festa dei tori, un appuntamento tradizionale nella città della Galizia, nel nord della Spagna.

Ogni anno le feste sono più di 2mila, ma dal 2007 a causa della crisi economica le corse taurine erano diminuite. Dall’anno scorso la tendenza si è rovesciata: con un aumento del +0,5%. Il circus vale in Spagna oltre 300 milioni di euro, mentre gli animali che vengono uccisi sono oltre 7mila. Anche per questo motivo non mancano difensori eccellenti come il presidente del governo, Mariano Rajoy, che nel 2013 ha fatto approvare una legge in difesa delle feste taurine come eredità culturale del Paese.

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