“Brugnaro ha fatto bene. Rispettare i gay non significa cadere nel libero arbitrio. Insomma è come dire che se tua madre è demente allora puoi ucciderla, vi pare normale?”. A parlare è Massimo Gandolfini, psichiatra, presidente dell’associazione medici cattolici della Lombardia e portavoce del comitato “Difendiamo i nostri figli” che il 20 giugno a Roma ha organizzato il Family day, la manifestazione in difesa della famiglia tradizionale. Giura che alcuni dei libri “proibiti” li ha letti: “Quelli che snaturano il sesso biologico sono dannosi perché confondo l’identità sessuata dei bambini”.

Il sindaco ha promesso che restituirà tutti i libri alle scuole tranne quelli “gender”. Non c’è il rischio che avendo ritirato tutti i 49 titoli insieme sia passato il messaggio, peraltro assurdo, che è diseducativo insegnare ai bambini il valore della diversità?
Non scherziamo. Educare a non discriminare chi è diverso da sé e attrezzarsi per assumere ruoli interscambiabili è sacrosanto. Quindi va bene insegnare alle bambine che da grandi possono diventare astronaute o ai bambini che possono fare i babysitter. Così come si devono rispettare africani, musulmani, disabili, gay e lesbiche. Ma per abbattere gli stereotipi di genere non può essere messa in discussione l’identità sessuale. Questo potrebbe generare una confusione pazzesca nei più piccoli. Rispettare gli omosessuali non significa cadere nel libero arbitrio totale. Il diritto al figlio a tutti i costi non esiste, neanche per le coppie etero sterili. Sono contrario alla fecondazione assistita e all’eterologa. È una forma di neocolonialismo, si va nei paesi poveri dove le donne sono disposte a vendere l’anima pur di guadagnare qualche soldo. Così non si fa il bene del bambino.

In che senso scusi?
Essere maschio o femmina non è una questione solo di genitali. Noi abbiamo un patrimonio genetico e ormonale che determina affetti, emozioni, personalità. Gli uomini hanno uno sguardo sul mondo prevalentemente razionale, danno meno spazio ai sentimenti, hanno più forza nel corpo, hanno la tendenza a essere più aggressivi e impulsivi. Le donne, invece, sono più attente ai dettagli, alla circostanza, sono più premurose. I due sessi sono complementari.

Quindi secondo lei un bambino per crescere in modo equilibrato ha bisogno di un genitore di sesso maschile e uno di sesso femminile?
Esattamente. Poi certo se il bambino resta orfano cresce con chi c’è. Ma un conto è tamponare un imprevisto, un altro è considerare in anticipo che può farne sicuramente a meno. Per la costruzione della personalità del bambino serve un duplice movimento: identificazione e diversificazione con il genitore di sesso opposto. Non me lo sono inventato io, lo dicono Freud, Winnicott, Buber.

Intanto la ricerca è andata avanti. 
Ma non confuta Freud.

Quindi lei non farebbe mai leggere a suo figlio “Piccolo uovo”?
Mai. Oppure glielo leggerei soltanto per spiegargli che il modello omogenitoriale è sbagliato. Trattare diversamente due cose diverse non è discrimniare, ma trattare ciascuna per le proprie caratteristiche. Perché allora non approviamo la poligamia? O gli scambisti? A scuola bisognerebbe educare anche al rispetto dei bambini obesi, spesso vittime di bullismo, ridotti così per ragioni psicologiche e familiari.

Quindi lei dà ragione al sindaco di Venezia?
Certo.

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