Era stato inaugurato in pompa magna dopo un investimento da 8 milioni e duecentomila euro. Una spesa importante per costruire a Cefalù, in provincia di Palermo, un palazzetto dello sport su un’area da ben 21mila metri quadrati. Eppure ad appena quattro anni dal taglio del nastro, quel palasport è inagibile. Il motivo? La struttura è soggetta alle infiltrazioni d’acqua da un tratto del tetto scoperchiato dal vento e a un processo di degrado. “Si rischia di perdere una struttura progettata come il secondo impianto sportivo della provincia di Palermo” denuncia il sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina. Il problema è che nessuno ha i fondi necessari per sistemare le infiltrazioni.

Il palasport, infatti, è di proprietà della provincia regionale di Palermo ora trasformata in Città metropolitana dopo l’ultima riforma dell’Assemblea regionale siciliana. Ma cambiare nome agli enti intermedi non ha influito minimamente sulle casse degli stessi che continuano a rimanere in rosso fisso: la città metropolitana di Palermo non infatti ha i fondi per gli interventi di manutenzione e di conservazione, esattamente come accadeva quando si chiamava semplicemente provincia. La situazione è talmente grave che il tratto del tetto danneggiato è stato coperto solo da un telo. In queste condizioni l’impianto non può essere ovviamente utilizzato per gli eventi sportivi e le squadre locali sono quindi costrette a disputare le gare di campionato in altre strutture.

“Siamo di fronte a una situazione simile a quella che ha messo fuori uso il palasport di Palermo. Bisogna intervenire – afferma il sindaco – prima che anche qui sia tutto compromesso”. Anche il palasport di Palermo, infatti, era stati dichiarato inagibile nel novembre del 2014. E lo stesso palazzetto dello sport di Cefalù era stato già sequestrato dalla procura di Termini Imerese nell’aprile del 2014. Anche in quel caso mancavano le condizioni per concedere l’agibilità. Più di un anno dopo niente è cambiato: e adesso la Sicilia rischia di perdere un’opera da più di otto milioni a quattro anni dall’inaugurazione.  Come dire che la Regione più a sud d’Italia non è solo l’isola delle opere incompiute, ma anche di quelle che rischiano di finire inutilizzate anche dopo essere state completate.

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