“Abbiamo raccolto la confessione piena di chi ha commesso il duplice omicidio. Gli autori sono gli stessi dell’agguato di un mese fa ai danni del dipendente dei Seramondi”. Le parole del procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno non mettono ancora la parola fine al giallo sul massacro della pizzeria da Frank dell’11 agosto, nel quale sono stati freddati Francesco Seramondi e la moglie Giovanna Ferrari. Perché i metodi usati sono “da criminalità organizzata” e i “moventi forniti dagli assassini” non convincono il procuratore Luigi Maria Dell’Osso.

La sera del 16 agosto sono stati arrestati i due presunti assassini, concorrenti e probabilmente debitori dei Seramondi. “Gli arrestati hanno detto di aver ammazzato per questioni di concorrenza rispetto alla pizzeria da Frank” ha detto il capo della Squadra Mobile, Giuseppe Schettino. Sarebbe stato il pakistano, Muhammad Adnan, 32 anni, ad esplodere i quattro colpi di fucile contro la coppia. L’uomo era proprietario del negozio “Dolce e Salato”, comprato da Frank e concorrente dell’attività delle vittime. Dopo l’omicidio è tornato nel suo locale poco distante dal luogo del delitto e ha rilasciato dichiarazioni alle televisioni presenti per lamentarsi del degrado: “La polizia dorme”, aveva dichiarato. Non solo: avrebbe anche ripreso con il suo telefonino l’arrivo delle forze dell’ordine.

L’indiano Sarbjit Singh, 33 anni, non aveva invece collegamenti con Brescia. Sua però l’impronta rilevata all’interno della pizzeria da cui è arrivata la svolta delle indagini. “Durante la fuga gli assassini si sono liberati di tutto quanto utilizzato per l’agguato” ha spiegato il capo della Mobile. Il fucile a canne mozze è stato trovato in un fossato poco distante dal luogo dell’omicidio, il motorino usato per la fuga è stato recuperato, mentre non sono stati trovati i vestiti che gli assassini dicono di aver buttato in un cassonetto

I due – ha ricostruito il procuratore Buonanno in conferenza stampa – avrebbero atteso due ore prima di entrare in azione. Sarebbero arrivati in val Saviore, periferia estrema, a bordo di un motorino attorno alle 8.20 nascondendosi in un locale in disuso prima di entrare nella pizzeria per il tiro a segno. “Fondamentali per l’individuazione degli autori – ha spiegato il pm – sono stati le videoregistrazioni effettuate all’interno e all’esterno del locale dove è avvenuto il duplice omicidio”. Buonanno ha poi spiegato che “gli autori stavano tentando di distruggere il motorino usato per la spietata esecuzione dell’omicidio”.

Secondo il procuratore, gli arrestati sarebbero anche i responsabili dell’agguato ad un dipendente del locale dei Seramondi, un pizzaiolo albanese di 42 anni, rimasto ferito circa un mese fa quando è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola esplosi da un’auto mentre, alle 5 del mattino, al volante della sua vettura stava andando a lavorare.

Quelli utilizzati per il duplice omicidio e del tentato omicidio del cameriere sono “metodi da consorterie criminali” ha sottolineato il procuratore Dell’Osso, per questo il lavoro degli inquirenti andrà avanti per fare piena luce sul movente. “Adesso comincia la fase più difficile, proseguire con le indagini per capire se questi soggetti arrestati hanno mutuato le caratteristiche dell’esecuzione dalla criminalità organizzata o se c’è altro. Non mi accontento dei moventi forniti dagli assassini”, ha sottolineato il procuratore generale.

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