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La vita di una notizia online, si sa, solitamente è destinata a sonnecchiare in un placido limbo, se non le viene data linfa dal passaparola a lungo raggio di Internet e dai rilanci di agenzie.

È il compendio del caso della ragazza annegata a Dubai: non proprio relegabile al rango di marchiana bufala, ma sicuramente un esempio spiazzante di giornalismo impreciso. I fatti: il 10 agosto varie testate internazionali hanno pubblicato la notizia secondo cui a Dubai un uomo avrebbe lasciato annegare la figlia ventenne, pur di non farla toccare da due bagnini impegnati a salvarla. Ma l’11 agosto a dare una energica spallata ai media e agli esacerbati commentatori è stato il quotidiano britannico The Guardian, che ha svelato l’arcano: i fatti in realtà risalgono al 1996 e sono raccontati in un articolo pubblicato il 9 agosto sul sito dell’emittente tv araba Emirates24/7. Si tratta di un’intervista ad Ahmed Burquibah, vicedirettore del dipartimento di soccorso della polizia di Dubai, che racconta gli episodi più drammatici della sua carriera. “Questo è uno degli incidenti che non dimenticherò mai”, esordisce il colonnello prima di rivelare il caso del padre e della ragazza annegata. L’episodio, però, non è mai stato verificato: tralasciando il dubbio che un uomo sia stato in grado di bloccare da solo due bagnini, a rendere flebile la verosimiglianza dell’accaduto è il fatto che del padre non si conoscono nome e nazionalità, né sul sito ufficiale della polizia di Dubai c’è traccia dell’incidente.

Gabbate, quindi, da una notizia non accertata, le testate internazionali hanno reagito in modo diverso: quelle italiane hanno rettificato titolo e contenuto, altre straniere, come The Telegraph, hanno lasciato intonso l’articolo. Altre ancora, come il Mail Online, hanno preferito ricorrere a un più spicciolo pragmatismo: cancellare con un click ogni traccia dell’articolo dal sito.

Dal Fatto Quotidiano del 12 agosto 2015

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