Se n’è andato Carlos Tevez, è fermo Alvaro Morata. Ma comunque alla Juventus non cambia molto. Tutto in quattro minuti: gol degli esordienti Mario Mandzukic e Paulo Dybala e la Supercoppa Italiana vola da Shanghai a Torino. Basta il minimo sforzo in una gara qualitativamente scadente per vincere il primo trofeo stagionale contro la Lazio, ancora imballata e pericolosa solo nel finale quando i bianconeri erano ormai fuggiti con la coppa. Non che la Juventus avesse fatto molto prima del colpo di testa-apriscatole di Mandzukic, se non un’occasione buttata dallo stesso ex Atletico Madrid e una sventola di Paul Pogba di poco fuori. Però alla terza occasione buona i giocatori di livello non perdonano. E ora che l’undici di Allegri è ancora un cantiere aperto, la differenza continua a farla il tasso tecnico a disposizione dell’allenatore livornese. Mentre la Lazio annaspa in un centrocampo leggero e disordinato che non riesce mai ad attivare il tridente, ben controllato dai centrali del collaudato 3-5-2 dei campioni d’Italia. Pioli avrà da lavorare ancora molto in vista del preliminare di Champions League (18-26 agosto) contro il Bayer Leverkusen. I tedeschi non sono la Juve, ma i biancocelesti vanno ancora davvero al piccolo trotto.

Quanto basta, unito ai campioni d’Italia alla ricerca di distanze e nuovo ordine senza Pirlo a centrocampo, per addormentare una Supercoppa che nei primi quarantacinque minuti ha l’effetto di una camomilla. Marchisio – che crescerà e risulterà uno dei migliori in campo – ci mette un po’ a prendere le misure da vertice basso del centrocampo a cinque, così la Juve non riesce mai ad accelerare sfruttando la superiorità numerica in mezzo al campo. E davanti Coman, preferito a Dybala in avvio, pur libero di svariare su tutto il fronte non ingrana lasciando Mandzukic a girovagare nel nulla. La fase difensiva è però perfetta negli automatismi e la Lazio resta imbrigliata. All’intervallo si conteranno due (mezze) occasioni, una delle quali persa dalla regia cinese, pessima in numerosi frangenti e pesantemente criticata sui social. Se si aggiunge il campo in condizioni disastrose e uno Shanghai Stadium di certo non tutto esaurito, la cornice della Supercoppa è servita.

Tocca quindi alla Juve illuminare il buio. Nel secondo tempo si corre di meno, come prevedibile a metà agosto, e la qualità gioca un ruolo maggiore. La spina dorsale ha tre vertebre: Bonucci controlla, Marchisio detta i tempi, Pogba (con il 10 sulle spalle) accelera e crea superiorità numerica. Dopo aver creato per Mandzukic, ipnotizzato da Marchetti, il francese scocca la sua freccia da fuori area ma il destro finisce largo. L’impronta è chiara: il secondo tempo parla bianconero. Al 24esimo lo stesso croato dimostra d’essere completo e di non sbagliare due volte. Sul cross di Sturaro è perfetto nello stacco tra De Vrij e Basta, Marchetti può solo accompagnare la zuccata con lo sguardo. Il killer instinct dei campioni d’Italia non diminuisce senza uomini di personalità come Pirlo, Vidal e Tevez. E, sarà il dna argentino, Dybala si cala subito nella parte. Il gioiello del mercato, Mister Quaranta milioni, ci mette tredici minuti a bloccare la sua fame di gol. Avvia Mandzukic, sporca Onazi e raccoglie Pogba, abile nel servire l’ex rosanero che aggredisce di prima e mette la firma definitiva sul trofeo. In quattro minuti, la Juve smonta la Lazio con i suoi nuovi acquisti. I biancocelesti hanno difficoltà a reagire nell’ultimo quarto d’ora: fiato corto e ordine difensivo bianconero sterilizzato il risultato. La Juventus si era presa il record nel numero di Coppa Italia vinte contro la Lazio a maggio. Tre mesi dopo, ancora contro la squadra romana, mette in bacheca la settima Supercoppa. Nessuno ne ha di più. È una nuova stagione, ma tutto sembra essere come prima.

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