In questi giorni Netflix ha rilanciato forte piazzandosi nelle primissime posizioni, tra le aziende americane che offrono condizioni privilegiate ai dipendenti neogenitori (di figli naturali o adottati).

Nel primo anno di vita del bambino, la società di Los Gatos offre congedi parentali illimitati a mamma e papà corrispondendogli in pieno lo stipendio.

Anche le altre grandi dell’High-Tech (Google, Twitter, Facebook) si distinguono per lo stile progressista nella coniugazione tra carriera e famiglia, indistintamente per uomo e donna.

E’ un vero peccato che mio cognato, a una settimana dal diventare papà per la prima volta, al 100 per cento della sua retribuzione possa assentarsi solo per un massimo di tre giorni (uno è obbligatorio!).

Un po’ pochino per immergersi appieno nel ciclone emotivo in cui un figlio ti catapulta.

C’è sempre una certa fascinazione nel commentare le notizie riguardanti le aziende più cool del pianeta e la loro politica – di certo lodevole – di voler rivoluzionare lo status quo centenario tra i due sessi.

Ma per un Netflix che fa molti passi avanti, il resto degli States resta ben piantato sulle 12 settimane non pagate di congedo (in aziende con più di 50 dipendenti, tutti gli altri ciccia) e conseguente ritorno coatto pena perdita del posto di lavoro. Conosco donne che a sei settimane dal parto passavano la pausa pranzo a tirarsi il latte in macchina, altre calcolavano nel dettaglio il fabbisogno del neonato congelando il loro latte settimanalmente.

Uno scenario leggermente meno paradisiaco di quello voluto dai giganti della Silicon Valley, ma anche rispetto alle attuali normative italiane in materia di congedi.

Spazio per miglioramenti a livello legislativo – soprattutto per gli inquadramenti atipici – ce n’è e con ampio margine, ma quello da rivedere è la radicata mentalità in stile ‘Io-Tarzan, tu-Jane’ nella vita famigliare.

In tutta onestà, se anche in Italia le condizioni cambiassero estendendo il congedo a entrambi i genitori, quanti padri ne usufruirebbero?

Siamo un paese dove ci sono donne che sgranano gli occhi quando s’imbattono nel marito di un’altra mentre fa la spesa al supermercato, donne che rischiano il collasso se sentono che i pavimenti di casa li lava papà. Siamo un paese dove ancora nel 2015 ci sono uomini che mi chiedono se mio marito non sia geloso nel lasciarmi andare in giro da sola (per lavoro!).

I diversamente papà e mariti all’ascolto possono stare tranquilli alle loro postazioni, siamo tutte consapevoli che l’approccio alla coppia e alla famiglia sta cambiando anche da noi, purtroppo a una velocità di crociera più lenta rispetto ad altri paesi europei.

Siccome l’attitudine alla condivisione, per molti, resta difficile da assimilare, non sorprende che molte donne, una volta ritrovatesi mamme  decidano di restare a casa. Non parlo naturalmente di quella piccola minoranza con stipendio da favola e carriera avviata.

Lavorare a tempo pieno e gestire a fine giornata tutto il resto non è una prospettiva allettante e nemmeno paritaria. Non lo dico io, ma l’ultimo sondaggio Ocse dove le italiane sono quelle che dedicano più tempo ai lavori domestici e alla gestione dei figli.

Insomma, ben vengano anche in Italia i congedi parentali illimitati per tutti, ma nell’attesa comincerei a far cambiare più pannolini e a mettere una scopa in mano a mariti e papà.

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