Cinema

Ant-Man, al cinema il minuscolo supereroe della Marvel che ha Michael Douglas per mentore

Con l’uscita nelle sale dal 12 agosto, si apre anche in Italia il nuovo filone Marvel sul supereroe più piccolo di sempre. Douglas esordisce nel cinecomic impersonando il vecchio Ant-Man, ora soltanto scienziato geniale, che investirà di grandi responsabilità un talentuoso ladro con tanto di master in ingegneria e una famiglia da riconquistare

di Francesco Di Brigida

“Ci piace che Thor sia una sorta di fantasy con elementi fantascientifici e I Guardiani della Galassia un film di fantascienza/avventura, mentre la saga di Iron Man possiede alcune caratteristiche del techno thriller. Capitain America: The Winter Soldier è un thriller politico in stile anni ’70 e Ant-Man è un film incentrato sul colpo grosso”. Kevin Feige, presidente Marvel, ha sintetizzato così l’universo digitale che stanno costruendo da qualche lustro. L’ultimo arrivato è un supereroe minore, edito su carta nel ’62, sul quale è stata riscritta una prima sceneggiatura da Edgar Wright, il regista che uscì dal progetto un anno fa perché non voleva che il suo Ant-Man si legasse ai continui crossover dettati dalla major. Morto un papa se ne fa un altro, così a ritoccare lo script per aprirlo in futuro a nuovi intrecci ci ha pensato, tra gli altri, proprio il protagonista Paul Rudd, mentre la regia è spettata a Peyton Reed, apprezzato in patria per commedie come Yes Man e Abbasso l’amore.

Michael Douglas veste i panni di Hank Pym, vecchio saggio che passa la tuta del testimone a Scott Lang, un ladro con avanzata formazione tecnologica appena uscito di galera. La moglie adesso ha un altro, ma sua figlia continua a stravedere per lui come fosse un eroe. Sarà sufficiente rimpicciolire per recuperare gli affetti ormai distanti? Reed schiaccia l’acceleratore su due emozioni: l’amore familiare e la commedia. Le relazioni in ballo tra padre e figlia non sono soltanto quelle tra Scott e la bambina, ma anche tra lo stesso Pym e sua figlia: una Evangeline Lilly più tosta del previsto. Nella commedia uno come Rudd ci sguazza dai tempi di Anchorman, così l’autoironia sul rimpicciolire supera anche quella oramai d’archivio di Spider-Man. Ma il meglio lo offre grazie agli amici ladruncoli, che come tre marmittoni, capitanati da Michael Peña, lo affiancheranno a suon di sketch nel colpo più difficile. La redenzione di un criminale passa da grandi gesta. E quest’ultimo ingrediente, irrinunciabile per ogni Marvel che si rispetti, entra in gioco su set d’effetti speciali che giocano tra le dimensioni. Tra grande e piccolo, anzi minuscolo. Ovvero tra quella 1:1 e quelle miniaturizzate dove anche una vasca da bagno può diventare un ruvido deserto bianco investito da una valanga d’acqua scatenata dal rubinetto. “Uomo-Formica” non è neanche un nome casuale, vista la sudditanza che imporrà alle varie razze d’insetto presentategli dal mentore Pym. “Fantasia al potere” qui non è un motto ma la normalità, vista anche la distribuzione della Disney.

Il neo ha invece le sembianze di un cattivo più capriccioso che minaccioso. La scrittura di questo ex-pupillo miliardario di Pym è avara, così l’interpretazione di Corey Stoll risulta scialba e senza appigli che ne spieghino coerentemente le scelte. Ne viene fuori una specie di patetico Lex Luthor dell’ultimo minuto. Peccato. Se il villain fosse stato sceneggiato con più peso e qualità le tensioni drammatiche avrebbero potuto elevare il film a qualcosa d’indimenticabile, ma le stampelle sentimentali di Peyton Reed tengono botta, e la nave è salva. In giro per il mondo ha già incassato 290 milioni di dollari, e in Italia sono 575 le sale prenotate per proiettarlo, in 3D e non. Per gli argomenti affrontati, i toni morbidi e la giocosità innocua della linea comedy, forse si presta ad un pubblico di giovanissimi più dei suoi predecessori in costumone. Un accorgimento per gli spettatori: portate pazienza durante i lunghi titoli di coda. Alla fine vedrete un’altra scena di chiusura in stile Marvel.

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