Dopo anni di indagini arriva la richiesta di archiviazione per i tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini sulla strage di via d’Amelio. La procura di Caltanissetta ha infatti chiesto di archiviare le posizioni di Mario Bo, Vincenzo Ricciardi e Salvatore La Barbera, i tre dirigenti di polizia indagati per concorso in calunnia aggravata. Erano gli investigatori che, secondo la prima ricostruzione della procura nissena, avevano imbeccato Vincenzo Scarantino, il piccolo malavitoso della Guadagna, obbligato a suon di botte ad autoaccusarsi della strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque uomini della scorta.

Bo, Ricciardi e La Barbera, erano in forza al pool investigativo guidato da Arnaldo La Barbera, il superpoliziotto che lavorava anche per i servizi segreti con il nome in codice Rutilius. Era la squadra di La Barbera ad indagare subito dopo il botto di via d’Amelio, ed erano stati quegli agenti che avevano arrestato Scarantino, poi autore di una falsa confessione che aveva portato alla condanna all’ergastolo di sette persone innocenti.

Dopo 18 anni da quel 19 luglio 1992, era arrivano arrivate le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza a fare luce sulla fase preparatoria dell’attentato. Spatuzza si era autoaccusato del furto della Fiat 126 poi trasformata nell’autobomba che fece strage di Borsellino e degli uomini della scorta. Dopo il pentimento di Spatuzza, quindi, il quadro accusatorio disegnato dal falso pentito Scarantino è crollato definitivamente. E’ da quel momento che i pm guidati da Sergio Lari hanno cominciato ad indagare sui poliziotti di Arnaldo La Barbera, nel frattempo deceduto. Dopo anni d’indagini, però,  la procura non sarebbe stata in grado di raccogliere elementi in grado di “individualizzare” le responsabilità dei tre poliziotti, nonostante le accuse pesanti e circostanziate avanzate dallo stesso Scarantino.

Sull’archiviazione di Bo, Ricciardi e La Barbera era intervenuto pochi giorni fa il guardasigilli Andrea Orlando, sollecitato da un’interrogazione parlamentare depositata dal Movimento Cinque Stelle. Il Ministro della Giustizia aveva prodotto una nota arrivata dalla procura di Caltanissetta. “Il pubblico ministero  – spiegavano gli inquirenti nisseni – si è determinato a richiedere l’archiviazione del procedimento ritenendo, si riporta testualmente di non poter prescindere da un’accurata, approfondita analisi del monumentale materiale probatorio stratificatosi nell’ambito dei processi “Borsellino uno” e “Borsellino bis”, nel c.d. Processo Borsellino Quater, originata dalle rivelazioni del collaboratore Spatuzza Gaspare”.

La Procura guidata da Sergio Lari aveva quindi fatto sapere di aver “ritenuto elemento prioritario procedere all’elaborazione in un impianto motivazionale che fosse pienamente conforme alle risultanze probatorie, eccezionalmente complesse, emerse nel corso dei processi celebratisi oltre che alle emergenze investigative seguite alle dichiarazioni dello Spatuzza, ciò sia a tutela dei soggetti indagati – in ragione dei possibili profili di responsabilità disciplinare connessi alla loro condotta – sia in ragione delle inevitabili ricadute sull’esito del procedimento Borsellino quater, allo stato pendente dinanzi alla Corte di Assise di Caltanissetta nei confronti (tra gli altri) di Scarantino Vincenzo, Candura Salvatore, Andriotta Francesco, vale a dire le principali fonti di accusa dei sopraindicati funzionari di polizia. L’analisi ricostruttiva, demandata ai magistrati di questa dda sottoposti ad un carico di lavoro straordinario per quantità e qualità ha richiesto un eccezionale impegno, infine culminato nella definizione del procedimento con richiesta di archiviazione, ampiamente motivata”.

Come dire che un depistaggio probabilmente ci fu, ma non ci sono gli elementi tali per portare gli indagati a giudizio. Prosegue nel frattempo il processo Borsellino Quater, l’ultimo procedimento nato dopo le dichiarazioni di Spatuzza, che vede alla sbarra, tra gli altri, i falsi pentiti Scarantino, Candura e Andriotta: che in pratica si sarebbero autoaccusati di una strage che non avevano compiuto senza che nessuno li obbligasse.

Articolo Precedente

Napoli: la guerra di camorra uccide un altro innocente. Dov’è il ministro Alfano?

next
Articolo Successivo

Mafia e informazione, ecco la relazione: “Non solo minacce, così i giornali sono contigui alla criminalità organizzata”

next