“Io sto con Trocchia” è l’appello lanciato dai giornalisti Giovanni Tizian, Manuele Bonaccorsi, Luca Ferrari e Giorgio Mottola per chiedere un intervento “del prefetto di Napoli, Gerarda Maria Pantalone“, in merito alla vicenda del cronista collaboratore de Il Fatto Quotidiano, minacciato lo scorso giugno da un boss della camorra – “A quel giornalista gli spacco il cranio”, la frase pronunciata e intercettata dalle cimici della Procura di Napoli – a seguito dei suoi articoli pubblicati sul Fatto.

Con la lettera, dal momento che non è stata ancora attivata nessuna forma di protezione, si richiede alla Prefettura napoletana di “informare immediatamente il giornalista circa le valutazioni effettuate in merito alle minacce e di comunicargli il prima possibile quali sono le misure che intende adottare per tutelare la sua incolumità e la prosecuzione della sua attività professionale”. Sulla vicenda sono state presentate alcune interrogazioni parlamentari che, però, “finora non hanno ricevuto alcuna risposta”.

“Si sarebbe dovuta rapidamente attivare la procedura standard – sostengono i firmatari dell’appello – la Procura invia la nota degli investigatori alla Procura generale che, a sua volta, invia la documentazione in Prefettura. A questo punto, il prefetto avrebbe dovuto convocare il comitato per l’ordine e la sicurezza, l’organo, cioè, che decide eventuali misure da adottare per la tutela della persona “esposta a rischio. Dopo ormai due mesi, nessuna comunicazione ufficiale è ancora giunta a Nello Trocchia”, che il 9 luglio ha scritto su ilfattoquotidiano.it di “voler continuare a fare il mio mestiere, con lo stesso impegno, perché chi ama il suo lavoro non ha paura di nulla”.

Tra i firmatari dell’appello, che chiede inoltre all’Ordine dei giornalisti nazionale e ragionale un presa d’atto, ci sono anche: Roberto Saviano, Milena Gabanelli, Riccardo Iacona, Peter Gomez e Lirio Abbate.

 

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