Mi trovo attualmente in Cina per la terza tappa del progetto bilaterale fra Accademia cinese delle scienze sociali e Istituto di studi giuridici internazionali del Cnr, cui io stesso ho dato inizio l’anno scorso e che costituisce finora l’unico esempio di collaborazione scientifica fra Cnr e Accademia cinese delle scienze sociali.

La cooperazione e lo scambio tra giuristi appartenenti a sistemi fra loro profondamente differenti costituisce senza dubbio un’esigenza viva e profonda nell’attuale fase di globalizzazione planetaria.

Il linguaggio universale cui facciamo ricorso per attuare tale collaborazione e tale scambio deve essere necessariamente quello del diritto internazionale e dei diritti umani che tutti gli Stati, almeno a parole, sostengono di voler promuovere. Per questo motivo, oggetto della nostra ricerca comune con i colleghi cinesi è la promozione dei diritti sociali nei rispettivi Paesi con particolare riguardo al diritto alla salute.

Quest’ultimo costituisce un diritto di fondamentale importanza, dato che, in assenza di una buona salute, nessun altro diritto può essere goduto in modo adeguato. D’altronde si tratta di un diritto strettamente connesso alla dignità umana.

Secondo la dottrina, il diritto alla salute e il corrispondente dovere che grava sugli Stati, si compone di due elementi. Da un lato prevenire le situazioni che possono mettere a repentaglio la salute, come l’inquinamento ambientale, determinate condizioni lavorative, condizioni igieniche insufficienti, assenza di alimentazione adeguata, mancato accesso all’acqua potabile, ecc. Dall’altro provvedere cure adeguate a coloro che si ammalano, mediante l’istituzione di strutture in grado di prestare tali cure che devono essere finanziate in modo soddisfacente stanziando tutte le somme di denaro necessarie a tale fine.

Tutti sappiamo come, da entrambi i punti di vista, l’azione dello Stato italiano si presenti come largamente deficitaria. Basti pensare a fenomeni di inquinamento ambientale come, tanto per dirne uno, forse il più clamoroso, la cosiddetta Terra dei fuochi. O, dal punto di vista delle somme stanziate per la sanità, ai recenti gravissimi tagli attuati dal governo Renzi che spingono in modo inequivocabile verso una privatizzazione del settore sanitario che comporterà forti discriminazioni e l’impossibilità di settori crescenti della popolazione di accedere alle cure in modo adeguato. Del resto, nel complesso dell’Unione europea, un tempo all’avanguardia per quanto riguardava le questioni afferenti allo Stato sociale, si registrano negli ultimi tempi inquietanti arretramenti a tale proposito sotto i colpi dell’ordoliberismo, la fallimentare ideologia propugnata dale classi dominanti europee assoggettate alla finanza internazionale.

La situazione cinese, sulla quale riceveremo in questi giorni informazioni dai nostri colleghi della Cass, è differente ma presenta vari motivi di convergenza con la nostra. Si tratta di un enorme Paese che sta uscendo dal sottosviluppo e, che nel giro di qualche decennio è riuscito a garantire livelli di vita prima impensabile a una popolazione immensa. Ma anche qui si pongono gravissimi problemi di inquinamento ambientale e il sistema sanitario non appare più ispirato al principio di universalità che vigeva al tempo di Mao Zedong. Certamente, la politica di modernizzazione capitalistica intrapresa da Deng XiaoPing ha consentito, in termini generali, un enorme progresso dal punto di vista dell’acquisizione delle tecnologie, ma a costo di crescenti diseguaglianze sociali e di distruzioni ambientali. Si pone, anche, un problema di democrazia, non certo per importare i nostri fallimentari modelli, ma per garantire voce e diritti ai settori piu’ deboli e vulnerabili della popolazione.

Anche i recenti sussulti finanziari che il Paese sta vivendo, come pure la necessità di combattere a fondo la corruzione, dimostrano l’urgente necessità di una forte iniezione di socialismo e di maggiori controlli sociali sulla ricchezza. Ovviamente i neoliberisti impenitenti sosterranno a questo punto, come sono soliti fare, che il problema è esattamente l’opposto, ma sono stati abbondantemente smentiti dalla storia in occasione della recente crisi finanziaria che ha colpito l’Occidente a partire da sette anni fa circa e di cui non si vede ancora la fine.

Di fronte a problemi di tale complessità, peraltro, nessuno può pensare di avere la verità in tasca. Anche per tale motivo appare importante far avanzare lo scambio e la cooperazione fra sistemi differenti cui ho fatto riferimento prima.

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