Contro la malasorte Fiumicino andrebbe benedetto spesso, oppure sottoposto a riti propiziatori. L’hub internazionale di Roma è l’aeroporto che dal prossimo autunno dovrebbe reggere l’urto dei pellegrini del Giubileo di Papa Francesco. E che oltretutto si candida a un contestatissimo raddoppio del valore di 12 miliardi, con una spianata di cemento su un milione di metri quadri a base di terminal, centri commerciali, alberghi, parcheggi in una zona di 1.300 ettari, la maggior parte dei quali, circa 700/800 di proprietà dei Benetton che, guarda un po’ le combinazioni, con Adr sono pure i concessionari dell’aeroporto. Quei terreni di Maccarese oggi sono meravigliosi per coltivarci carciofi e cavoli, ma non ci si può costruire neanche un capanno. Se dovessero ospitare davvero Fiumicino 2, lo Stato dovrebbe espropriarli versando ai Benetton circa 200 milioni di euro. E a quel punto i Benetton si sveglierebbero pure proprietari di un bendidio di terreni trasformati d’incanto da agricoli in edificabili con una moltiplicazione di valore.

Da un po’ di tempo a Fiumicino ne capitano di tutti i colori. Da ultimo l’incendio doloso della pineta di Focene, nella zona di quella Riserva del litorale di cui proprio in questi giorni sono stati trasmessi gli atti al ministero dell’Ambiente. Un’area grande e attigua a quella dove vorrebbero realizzare il porto commerciale con annessi 800mila metri cubi di case, negozi e uffici. Il 7 maggio, invece, è andato a fuoco il terminal T3: un incendio devastante che ha messo a nudo la fragilità degli impianti dello scalo, in alcuni casi vecchi di mezzo secolo e mai più toccati causa carenza cronica di investimenti. Una settimana dopo sono partiti i lavori per rifare la pista più importante, la 16 L, che ha un vizio: costruita su un terreno acquitrinoso tende a sprofondare. A parte i costi che non sono uno scherzo, la manutenzione forzata impatta sulla sicurezza di atterraggi e decolli costringendo i controllori di volo a triplicare l’impegno. Nonostante i lavori in corso, i voli sono restati gli stessi e idem il cadenzamento tra un aereo e l’altro in atterraggio e in decollo.

Il fatto è che Adr neanche prende in considerazione una diminuzione della capacità dell’aeroporto. Perché non vuol rinunciare agli incassi, ma soprattutto non vuole mettere a repentaglio il numero dei passeggeri. Per gli incassi il motivo è intuibile, per i passeggeri, invece, ci vuole una spiegazione. L’agognato (dai Benetton) raddoppio dello scalo è legato proprio alla crescita dei passeggeri: il numero fatidico è 51 milioni di viaggiatori nel 2021. Solo una volta raggiunto quell’obiettivo il contratto di programma faticosamente concordato con lo Stato alla vigilia di Natale di 3 anni fa tramite l’Enac (Ente dell’aviazione civile) acconsente che si faccia Fiumicino 2. Con quel contratto i Benetton hanno già incamerato il rincaro delle tariffe (quasi 10 euro a passeggero) più 300 milioni di euro che dovevano servire per l’aeroporto di Viterbo che non si farà più.

Al momento i passeggeri in transito sono circa 38 milioni l’anno, lontani dai 51 desiderati e per di più raggiunti con un trucco: per fare mucchio sono stati concentrati su Fiumicino anche i voli low cost di Ciampino. Le compagnie normali si sono parecchio arrabbiate dovendo subire servizi inevitabilmente più scadenti perché spartiti con vicini ingombranti. Più di tutte si è stizzita Alitalia che ora paradossalmente minaccia addirittura di lasciare Roma se Fiumicino continua così.

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