FullSizeRenderVoglio partire da questa foto, una delle tante che si possono scattare nell’arco di una normale giornata nella Capitale d’Italia: mezzo pubblico bloccato e abbandonato in strada col motore cotto che perde acqua. Preferisco sorvolare sullo slogan pubblicitario che sembra più una presa per il naso: “il Lazio diventa competitivo”.

In questi giorni sembra si sia scoperto che la città eterna è ferma all’età della pietra sul fronte dei mezzi pubblici tanto che anche la stampa estera si è concentrata sui disastri della rete di trasporti. Ma non è la prima volta che accade: poco tempo fa infatti le testate britanniche avevano titolato “Benvenuti all’inferno” riferendosi alla famigerata linea 64, tanto strategica quanto fuori dalla realtà se ben osservata. Tutto era partito dalla segnalazione del Foreign Office, il ministero degli Esteri, che cogliendo evidentemente le segnalazioni dei propri sudditi in visita a Roma definiva questo autobus “il più pericoloso, una lotteria ambulante dove a vincere di solito sono i borseggiatori“.

Il 64 è certamente strategico perché collega, da un capolinea all’altro, la stazione Termini a quella di piazza San Pietro. Passando per piazza Venezia, largo Argentina e tutti i principali snodi turistici e non solo. Eppure si tratta veramente di una delle linee più disgraziate della città: così rumorosa da non riuscire a sentire la propria voce all’interno di mezzi dai soffitti scalcagnati da cui spesso penzolano fili, solitamente privi di aria condizionata o, laddove funzionante, è paragonabile al getto di aria gelida che nella pubblicità di una gomma da masticare ti brina i capelli.

Ma il 64 ha una caratteristica in più: di mattina presto, molto presto, è popolato di varia umanità. Donne e uomini avvolti anche in piena estate in coperte, sacchi e buste. Di solito appisolati nella parte posteriore del bus fino a quando il vociare degli utenti non li induce a scendere. Dormono immersi in nubi di odori acri di vino percorrendo l’intera linea cullati dalle buche dell’asfalto.

Ma ora vorrei soffermarmi sugli autisti della linea 64 che ritengo abbiano qualcosa da espiare, qualche conto in sospeso con i kapò, sindacali e non, che hanno il compito di disegnare i turni assegnando le linee da guidare. Perché Roma per fortuna non è solo 64. A tal proposito consiglio infatti un viaggio su alcune tratte molto più piacevoli come il tram numero 8 che da piazza Venezia
raggiunge Trastevere oppure il 2 che da piazzale Flaminio conduce all’Auditorium Parco della Musica.

I poveri conducenti del 64 secondo me non stanno simpatici a qualche superiore della società di trasporti perché guidare per tutto il giorno sullo sgangherato e frastornante 64 è un autentico attentato alla salute psicofisica. Loro però sembrano arresi: di mattina presto e a tarda notte viaggiano con il loro carico di umanità ai margini. Sono rassegnati al fatto che la maggior parte delle persone sale a bordo senza biglietto e li scambiano per un ufficio informazioni della città. Non voglio difendere il 64, tanto meno chi lo guida, ma al sindaco Marino che ha annunciato di aver dato mandato di “tagliare le teste” dei manager considerati incapaci consiglio di farlo sul serio senza preoccuparsi però di salvare gli amici degli amici o gli amici dei rappresentanti dei lavoratori che a volte, come mi ha detto una sera un autista ormai stremato dal turno sul 64, “Rappresentano gli amichetti loro e te conviene pure stà zitto…”.

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it

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