I destinatari dei palinsesti mattutini e pomeridiani pare proprio che non si muovano da casa, nonostante la chiusura delle scuole e l’imperversare della calura, a giudicare dal numero degli spettatori medi registrati dall’auditel fra le 7 del mattino e le otto della sera: nove milioni all’inizio di luglio, l’identica quantità alla fine del mese. Insomma, le smanie per la villeggiatura sembrano non toccare il pubblico che tiene accesa la tv durante il giorno, fra cuochi, gossip, giochi a premio e telenovelas (lo scriviamo alla spagnola perché spagnoli, va a sapere perché, sono i panni industriali e le ambientazioni di quelle eterne vicende di amore, tradimento, odio e vendetta, unite a una adeguata dose di avidità. Le storie di tutti noi, insomma).

Chi sono questi spettatori? Sono costretti dal bisogno e dalla mancanza di alternative? Oppure sono avvinti dalla serialità e non possono proprio rinunciare alla socializzazione che li coinvolge attraverso le vicende della figlia di Pepa e le ri-comparse dei volti familiari di Dalla Chiesa che un tempo fu in Frizzi? I numeri non ce lo dicono, ma, a naso di auditel, sembra trattarsi di concittadini molto più anziani (ma non mancano le ragazze in fiore) e con meno soldi in tasca rispetto alla media generale. Questo, almeno, è quanto ci viene da pensare notando che, sempre durante il giorno, l’unica categoria che sembra cospicuamente disertare il televisore è quella che lo alimenta via satellite, cioè mediante un impianto e un contratto dal costo non trascurabile. Reggono invece benissimo i canali di Mediaset e della Rai, insieme con la coppia La7 e La7D che, addirittura e in controtendenza rispetto alla stagione, aumentano il numero degli spettatori, pur nel loro piccolo.

Tutt’altra musica, altro che stabilità del pubblico, la sera, fra le ore 20 e le 24. Qui, se al primo di luglio gli spettatori erano più di 19 milioni, alla fine del mese già si sono contratti a 16 milioni, essenzialmente per le diserzioni nella platea di Rai3 e La7, la coppia di reti intellettual-politiche, più seguite da chi ha titoli di studio più elevati (che quasi sempre vuol dire anche tasche più fornite). E qui non stiamo parlando di crisi delle due reti, ma semplicemente di movimenti autonomi del “loro” pubblico, che evidentemente a luglio tutto fa tranne che sedersi come al solito davanti alla tv.

Spinto da queste cifre prende forma un pensiero: che la tv generalista, la “tv pianerottolo”, se non ci fosse bisognerebbe inventarla perché il cuore della popolazione è lì che può e ama rivolgersi per ritrovare l’ambiente della propria quotidianità mediatica. Per contro, tutto il mondo nuovo del video on demand e dei palinsesti comprati e/o autogestiti fuori dal mainstream è abitato da gruppi o transitori (i giovani) o censitariamente separati dal resto della popolazione. Quanto basta perché alla “vecchia tv” se ne aggiunga una nuova; molto meno di quel che servirebbe per spazzare via la prima a vantaggio della seconda. Conviveranno a lungo.

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