“L’emendamento Pagano è nato per mettere un bavaglio alla stampa. Ora raccontano un sacco di balle, ma in realtà non volevano l’utilizzo delle microcamere e registratori nascosti da parte dei giornalisti d’inchiesta. E in questo solco nasce esattamente la riforma delle intercettazioni”. Sono le parole del direttore de ilfattoquotidiano.it, Peter Gomez, che a Omnibus (La7) stronca la norma Pagano (Ap) sulla punibilità per chi usa le telecamere nascoste nell’ambito del ddl per la riforma del processo penale. Il giornalista analizza la differenza tra la tutela della privacy per i cittadini e quella per i personaggi pubblici: “Ci siamo presi la briga di enucleare negli ultimi 20 anni quanti casi di violazione della privacy sulla base di intercettazioni giudiziarie e non attinenti alle indagini si siano verificati nei giornali. Nell’arco di 20 anni i casi non sono più di 10. Se ci si trova a fare una legge e spendere tempo, denaro, lavoro dei parlamentari per regolamentare un fenomeno che si presenta mediamente meno di una volta all’anno, vuol dire semplicemente che si vuole vietare la pubblicazione delle intercettazioni che riguardano, ad esempio, il Rolex dell’ex ministro Lupi”. E aggiunge: “Noi sui giornali non ci occupiamo di cosa fa il tabaccaio o dell’amante del tabaccaio, ma di quello che fanno i nostri rappresentanti e chi è eletto. E loro devono avere una privacy che deve essere attenuata, perché se vogliono una privacy uguale a quella di tutti gli altri cittadini possono fare a meno di farsi votare in Parlamento. Oppure facciano un altro lavoro”. Gomez poi ricorda che la microcamera va utilizzata purché il fatto rappresenti una notizia e rivesta interesse pubblico, come il caso di Razzi immortalato dall’ex parlamentare Idv Barbato: “Non sono necessarie norme nuove. Già adesso c’è il reato di diffamazione. In realtà, lo scopo della legge è un altro: mettere lo sporco sotto il tappeto. Poi sono stati beccati e adesso fanno marcia indietro”. E al sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli (Forza Italia), che difende la posizione dell’autore dell’emendamento, affermando che l’intento è punire chi organizza intercettazioni a fini di ricatto, il direttore de ilfattoquotidiano.it replica: “Quel reato già esiste, è questo il punto. Si chiama estorsione”

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