La medicina non è mai stata solo scienza, è un’Arte. Il giuramento di Ippocrate nella sua forma originale, in gran parte è dedicato al rispetto ed all’onore del proprio Maestro di Arte Medica.
Il vero medico giura fedeltà rispetto ed onore persino ai figli del proprio Maestro oltre che alle dee Igea innanzitutto (Prevenzione Primaria) e non solo Panacea (cura).

Risulta ormai stridente e suicida la dicotomia che si è creata negli ultimi decenni tra una medicina esclusivamente votata alla eccellenza tecnologica delle sole cure al fine del solo profitto economico (la medicina e la oncologia della ricerca farmacologica, devota esclusiva della dea Panacea), ed una trascurata medicina della prevenzione innanzitutto primaria, quella vera (devota alla umile e sempre sottovalutata dea Igea) che ha dei veri Maestri in alcune figure di riferimento storiche come il Prof Lorenzo Tomatis, già direttore IARC di Lione e fondatore di ISDE Medici per l’Ambiente e nel Prof. Giovan Giacomo Giordano, già Direttore Scientifico della Fondazione Pascale alla fine degli anni 80, “dimissionato” perché colpevole di avere denunciato, con conseguenti arresti in flagranza di reato, le infiltrazioni della mala politica nella gestione della Fondazione, unico centro di eccellenza pubblico per la prevenzione, lo studio e la cura dei tumori in Campania.

Pozzuoli - Protesta comitati "Terra dei fuochi"Io sono figlio di un eroe “scugnizzo” delle 4 Giornate di Napoli, (via Raffaele Marfella, quartiere Miano), e nipote di una medaglia d’oro alla Sanità della Repubblica Italiana, Vincenzo Marfella, per avere contribuito a vaccinare in soli tre mesi circa un milione di napoletani nella crisi di colera del 1973. Ricordo bene quando zio Enzo mi disse: “Mi raccomando Antonio, tu sei bravo, fai il ricercatore in farmacologia: ti farai si soldi! Non occuparti mai di Igiene e rifiuti come me!”

Feci il ricercatore ma sono stato anche l’ultimo borsista a restare al fianco del Direttore Scientifico del Pascale Giovan Giacomo Giordano sino alla sue “dimissioni” volute dalla mala politica di allora. In quel periodo il Pascale era ricco di primari innanzitutto Maestri, non solo Professori. Un nome per tutti: Prof. Romolo Cerra, Primario chirurgo medaglia d’argento al valore civile della Repubblica italiana per avere immolato la propria vita sull’autostrada Napoli-Salerno.

“Too much medicine!”. Troppa medicina e poca prevenzione e presa in carico dei pazienti: questa è oggi la sentenza inappellabile del prestigioso British Medical Journal. Tutti cerchiamo la cura migliore e il professore migliore, ma noi medici sappiamo bene che avremmo bisogno di Maestri, che spesso non troviamo più..

Tutti desideriamo una guida che ci indichi la strada corretta. «Maestro» (Rabbi) era l’appellativo di Gesù nei Vangeli. In Italia oggi non è un titolo ambito, quello di Maestro. Per i nostri “fratelli maggiori” ebrei, per i quali la parola è, risulta invece il titolo sociale e religioso più importante: Rabbi. Tra noi medici, pochi sembrano interessati a conseguirlo: non rende denaro rispetto all’impegno etico eccezionale che impone.

Quanti professori universitari, oggi, hanno veramente voglia di diventare Maestri? Ordinari, certo. Maestri, chissà, specie se per essere Maestro rischi di perdere l’incarico di Primario e Direttore ricevuto per rapporto fiduciario dal politico di turno. Ricordo bene il disprezzo con cui l’attuale Presidente della Regione Campania On. Vincenzo De Luca mi indicò come “professore di violino” per essermi apertamente schierato contro la costruzione dell’inceneritore a Salerno.

Senza rancore, sono fiero oggi di avere contribuito ad indirizzare correttamente la politica ambientale campana senza inceneritori aggiunti, e non viceversa, come accaduto a tanti professori consulenti a tutela di maxi impianti inquinanti come l’Ilva.

Essere un Maestro è un impegno duro e doloroso. “I Maestri, di cui Robin Williams nel film “L’attimo fuggente” fornisce una poderosa interpretazione, non fanno coccole, ma offrono aiuto, suggerimenti, ispirazione. Segnalano svolte e insegnano prospettive. Indicano una via e la illuminano”. Magari si arrabbiano anche, ma solo per amore, mai per profitto. I Maestri non chiedono niente in cambio. La ricompensa è l’onore di trasmettere qualcosa, il piacere di aiutare chi viene dopo di te. Piacere gratuito, non redditizio. “O Capitano, mio capitano!,” : i Maestri sanno che parole e idee possono cambiare il mondo.

Io ho scelto di seguire la strada tracciata da Maestri come il Prof Giordano. Padre Maurizio, specie nei miei momenti di maggiore depressione nella lotta, mi ricorda sempre che un chicco per fare frutto deve prima morire. I padri Gesuiti mi hanno sempre ricordato pure che l’albero buono, anche per un Maestro, si riconosce solo dai suoi frutti. Il frutto del sacrificio del Prof Giordano oggi lo vediamo splendere nel lavoro di eccellenza scientifica ma anche sociale in Terra dei Fuochi di suo figlio, il Prof. Antonio Giordano, autore del libro ‘Monnezza di Stato che sta svelando quella mala politica che ha massacrato il padre, ma soprattutto l’Italia intera.

Il frutto del mio sacrificio lo trovo nella formazione di un popolo di tre milioni di persone in Terra dei Fuochi, che non si fa più prendere in giro dal “gioco dei tre sacchetti” che ha umiliato con un falso storico l’immagine della Campania in tutto il mondo, mostrando la mala gestione dei rifiuti urbani usati a copertura del vero problema: la mala gestione dei rifiuti industriali.

La medicina tutta oggi vive questa drammatica e suicida dicotomia: Maestri o Professori ? Posso affermare con orgoglio che il Pascale di Napoli, oggi come ieri, risulta una delle istituzioni sanitarie più amate in Campania forse perché ha saputo formare sia Maestri che Professori. Al Pascale siamo orgogliosi di avere grandi Professori nella ricerca, ma anche di avere avuto grandi Maestri di medicina e di vita: il Professore Giovan Giacomo Giordano e l’ex manager Tonino Pedicini sono certamente tra questi.

Noi abbiamo raccolto il loro testimone e proseguiamo nella strada da loro tracciata: spero di essere ricordato in futuro come il “Rabbi della munnezza”. Solo se ritroviamo l’equilibrio perduto tra Maestri o Professori possiamo salvare la Sanità Pubblica italiana, il più bel dono che abbiamo ereditato dai nostri Padri costituenti.

Articolo Precedente

Selfie o verità? Dimmi come ridi e ti dirò chi non sei

next
Articolo Successivo

#RomaSonoIo: una proposta ai romani, puliamo la città!

next