Venne ritrovato dagli agenti di una volante in servizio in via Negrotto, periferia nord-ovest di Milano, il 17 giugno scorso. I poliziotti del commissariato Quarto Oggiaro sentirono la puzza del corpo in decomposizione che arrivava da fuori lo stabile abbandonato, all’altezza del civico 40. Entrarono. Immondizia e degrado. Il cadavere di Pedro Pupo Nunes Silva Horta, 18enne portoghese, era lì sul pavimento del primo piano. Intorno, il sangue ormai seccato dal caldo e dai giorni. Era stato ammazzato un mese prima secondo l’autopsia. Un litigio. Forse legato alla droga. Il contesto, ipotizzano subito gli investigatori è quello. La conferma arriva dopo quasi un mese di indagini con il fermo del presunto killer: un brasiliano di 22 anni, irregolare e con precedenti, che divideva le stanze di quell’ex officina con il 18enne.

Dopo l’omicidio il brasiliano aveva subito lasciato Milano. Gli agenti della Squadra mobile – guidata dal dottor Alessandro Giuliano – lo hanno preso a Bari. Interrogato dal pm della procura di Milano, Luca Poniz, il 22enne ha confessato l’omicidio. Ha fatto ritrovare le armi con cui ha ucciso Pedro Pupo Nunes Silva Horta: un coltello e un tubo di metallo. Ha spiegato il perché: una lite legata alla droga.

Droga che ormai accompagnava le giornate di Pedro Pupo Nunes Silva Horta, arrivato quattro anni fa a Milano con il padre. Da mesi se ne era andato da casa per vivere ai margini. Come rifugio aveva trovato quell’ex officina che divideva con sbandati e che alla fine si è trasformata nella sua tomba. Pochi giorni prima del ritrovamento del cadavere, il padre aveva denunciato la scomparsa: aveva cercato di contattarlo e di rivederlo. Inutilmente.

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