Una finta cooperativa i cui soci erano in realtà esclusi dalla gestione e il cui obiettivo primario era beneficiare dei contributi pubblici per l’editoria: oltre 11 milioni tra il 2007 e il 2011. Così la Guardia di Finanza di Napoli ha ricostruito il modus operandi della società Editoriale Il Denaro, proprietaria dell’omonima testata, e della cooperativa Edizioni del Mediterraneo, che fino alla messa in liquidazione ha avuto in affitto il quotidiano economico. Mercoledì le Fiamme gialle hanno sequestrato oltre 16 milioni di euro al direttore e cofondatore del giornale, Alfonso Ruffo, accusato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche all’editoria, e alle due società a titolo di responsabilità amministrativa.

Il procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, che ha chiesto il sequestro, scrive che le indagini hanno accertato che la Edizioni del Mediterraneo era “priva dei requisiti soggettivi previsti per poter beneficiare delle sovvenzioni, operando in assenza della causa mutualistica ed essendo i soci cooperatori di fatto esclusi dalla gestione della società”. La cooperativa, inoltre, sopravviveva “solo grazie alla contabilizzazione di componenti positivi di reddito riconosciuti alla stessa dalla Editoriale Il Denaro al fine esclusivo di preservarne il capitale sociale ed evitarne lo scioglimento”.

Le azioni fraudolente di Ruffo, sempre secondo Zuccarelli, “hanno indotto in errore il Dipartimento per l’informazione e l’editoria presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha erogato per le annualità dal 2007 al 2011 contributi all’editoria per complessivi 11.411.284 euro, determinando un danno patrimoniale di rilevante gravità”.

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, “ha trasmesso la documentazione al Consiglio di disciplina dell’Ordine della Campania per le valutazioni del caso”.

Il Tribunale penale di Napoli con sentenza emessa il 17 luglio 2020, ormai definitiva, visto l’art. 530, comma II c.p.p., ha assolto il dott. Alfonso Ruffo dal delitto contestato di truffa aggravata ai danni dello Stato perché il fatto non sussiste. Per effetto di tale pronuncia, è stata disposta la restituzione all’avente diritto di tutti i beni che formarono oggetto di sequestro preventivo.

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