Ventiquattro ore fa aveva annunciato battaglia, spiegando di non avere nessuna intenzione di dimettersi. Adesso, però, il governatore Rosario Crocetta sembra più possibilista: il passo indietro, dice, potrebbe arrivare entro un mese. Tempo – ha spiegato al Corriere della Sera – di varare alcune riforme.

“Non posso dimettermi su una motivazione inesistente, su una telefonata e su una frase smentite dalla procura. Non sono disponibile a subire all’infinito il martirio, deciso a continuare a combattere il malaffare. Ma, fatte alcune cose importanti per la Sicilia, per questa terra che rischierebbe la fine della Grecia, possiamo valutare con Parlamento e maggioranza , dentro il centrosinistra, un percorso per una chiusura anticipata della legislatura”, ha detto Crocetta, mettendo da parte per la prima volta toni belligeranti contro il suo stesso partito.

Il governatore quindi sembra tentare la strada del dialogo con i vertici alti del Pd, che alle 13 si sono dati appuntamento a Palazzo dei Normanni per decidere il da farsi. Crocetta, che doveva intervenire all’Assemblea regionale siciliana nel pomeriggio (ma l’intervento è stato posticipato a giovedì) chiede in pratica di non essere sfiduciato subito, ottenendo tempo necessario per varare alcune riforme mai fatte nei tre anni di governo. “Tempi brevi – ha detto il presidente –  per poveri, province, acqua pubblica, bilancio e sblocca Sicilia potrebbe bastare un mese”.

Toni estremamente diversi da quelli usati appena poche ore fa, quando accusava il Pd di golpe. Del resto le dichiarazioni rilasciate appena ieri sera dal presidente del Pd Matteo Orfini erano state significative. “La sfiducia al governatore? Quando dico valutare ogni scenario dico questo”, aveva detto il leader dei Giovani Turchi, giocando di sponda con il compagno di corrente, e segretario regionale Pd, Fausto Raciti. “Il problema – aveva detto Raciti – non è solo dimettersi o farlo cadere, il problema è come costruire una proposta politica per il futuro. Noi ci siamo posti sempre in alternativa al cerchio magico, è il punto vero sul conflitto”.  Tradotto: va bene disarcionare Crocetta, ma bisogna anche pensare a quello che verrà dopo.  Il segretario siciliano dei dem è consapevole che, andando al voto ad ottobre, il suo partito rischia di perdere la Sicilia, regalandola al Movimento Cinque Stelle. Ed è per questo motivo che Matteo Renzi, l’unico che può definitivamente schiacciare il pulsante pere liberarsi di Crocetta, vorrebbe andare alle elezioni nella primavera del 2016. L’apertura del governatore, insomma, potrebbe anche essere raccolta, anche se nei fatti si tratterebbe di un’agonia prolungata.

Troppo pesante, nel quadro politico, l’impatto delle dimissioni di Lucia Borsellino da assessore alla Salute, seguite dall’intercettazione pubblicata da L’Espresso, in cui Matteo Tutino, il medico personale del governatore, avrebbe pesantemente offeso la figlia del giudice assassinato in via d’Amelio. “Non sapevo nulla di quell’intercettazione, ma fin dal primo giorno ho avuto ben chiaro che nei miei confronti c’era un clima di ostilità e diffidenza“, ha raccontato l’ormai ex assessore a Repubblica. “Perché mi sono dimessa? Per oppormi a quel coacervo d’interessi che c’è dietro alla sanità. Diciamo anche – ha aggiunto – che c’erano cose di cui io non ero a conoscenza: il presidente non mi ha detto tutto

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