L’Italia ha violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di tre coppie omosessuali (articolo 8 della convenzione europea dei diritti umani), che da anni vivono insieme in una relazione stabile. E per questo dovrà a ognuno di loro 5mila euro di risarcimento per danni morali. A deciderlo all’unanimità è stata la Corte europea dei diritti umani (Cedu) di Strasburgo che ha condannato l’Italia, ritenendo che “la tutela legale attualmente disponibile” nel nostro Paese “per le coppie omosessuali non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di due persone impegnate in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile”.

La corte, quindi, pur non imponendo vincoli sullo strumento da individuare – non parla esplicitamente di matrimonio, ad esempio – richiede di trovare, come spiegano gli avvocati delle coppie, “una forma istituzionalmente definita” per riconoscere le unioni tra persone dello stesso sesso. La sentenza di oggi diverrà definitiva tra 3 mesi se i ricorrenti o il governo non chiederanno e otterranno un rinvio alla Grande Camera per un nuovo esame della questione.

A seguito della sentenza, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi assicura che “sulle unioni civili recupereremo il tempo perso da chi ci ha preceduto”. “Noi abbiamo presentato un programma molto preciso dei tempi – ha detto il ministro intervistato al Tg1 – ” a settembre, subito dopo le riforme costituzionali, approveremo in Senato le unioni civili, prima di entrare nella sessione di Bilancio a metà ottobre. E poi il voto finale alla Camera speriamo che arrivi entro la fine dell’anno, senza ulteriori modifiche”.

I ricorsi – Ad appellarsi alla Cedu sono state tre coppie di omosessuali – guidate da Enrico Oliari, presidente dell’associazione nazionale dei gay liberali e di centrodestra (Gaylib) – che vivono insieme da anni rispettivamente a Trento, Milano (sotto l’intervista) e Lissone (provincia di Milano). Le tre coppie, nello specifico, hanno fatto ricorso contro la possibilità di sposarsi in Italia o di vedersi riconoscere una unione civile

Il primo caso riguarda una coppia che ha chiesto al Comune di Trento nel 2008 che fosse istituita la possibilità anche per loro di sposarsi. Dopo il rifiuto si sono rivolti al tribunale che aveva respinto la loro richiesta. A quel punto si sono rivolti alla Corte costituzionale che tuttavia ha ritenuto il loro quesito inammissibile nel 2010. Simili le vicende delle altre due coppie, i cui ricorsi ai vari gradi di giudizio italiani sono stati tutti respinti. “È un risultato molto positivo”, hanno commentato gli avvocati Massimo Clara, Marilisa D’Amico e Cesare Pitea – legali di due delle tre coppie – “che dice che una forma istituzionalmente definita a garanzia va data. Il governo è stato condannato ad un risarcimento. La decisione non impone vincoli sullo strumento da individuare, si tratti di matrimonio, Dico o altro, ma uno strumento serve”.

La normativa –  In Italia non c’è una legge che riconosca le unioni dello stesso sesso. Il Parlamento sta discutendo il ddl Cirinnà tra le polemiche: dopo la prima approvazione da parte della commissione Giustizia, si attende che venga calendarizzato in Senato. Sabato 18 luglio il presidente del Consiglio Matteo Renzi davanti all’assemblea dei delegati Pd ha annunciato che l’approvazione arriverà entro l’anno, anche se non mancano gli ostacoli. Secondo la Conferenza episcopale italiana: “Le priorità per il Paese sono altre”.

A seguito della sentenza, Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme del governo Renzi, auspica l’approvazione del ddl Cirinnà entro fine anno e sottolinea che “nell’Europa dei diritti umani e dei diritti civili non c’è spazio per discriminazioni odiose come quelle inflitte alle persone omosessuali, alla loro affettività e alle loro unioni”. Per il senatore democratico Sergio Lo Giudice, componente delle commissioni Giustizia e diritti umani, con la pronuncia della Cedu “l’Italia si è accreditata in Europa come la culla della negazione dei diritti” e la decisione della Corte “rappresenta l’ultimo colpo alla credibilità del nostro paese come Stato di diritto”.

Improrogabile il riconoscimento dei matrimoni omosessuali per il capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto e anche il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova ritiene che la decisione dei giudici di Strasburgo sia “una ragione in più per fare presto e fare sul serio unioni civili”. Sulla sentenza interviene anche la senatrice del Pd Monica Cirinnà, relatrice del provvedimento sulle unioni civili al Senato. “Nessuno vuole fare equiparazioni con l’istituto del matrimonio ma occorre riconoscere anche in Italia diritti sacrosanti ormai riconosciuti in tutte le democrazie europee, assegnando alle coppie omosessuali e alle loro famiglie un riconoscimento che abbia il rango del diritto pubblico, inserendole nelle tutele degli articoli 2 e 3 della Costituzione”.

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