La droga l’ha data ai tre ragazzi a Città di Castello (Perugia) e ha aspettato che saldassero il conto a Riccione, la stessa sera che il ragazzo di 16 anni è morto dopo essersi sentito male nella pista della discoteca Cocoricò. Ha confessato il pusher che ha venduto l’mdma (ecstasy da sciogliere nell’acqua) ai tre amici in vacanza a Pineralla di Cervia (Ravenna). E’ scoppiato in lacrime davanti ai carabinieri di Riccione, ai genitori e ai due avvocati difensori (Raffaella Fiorucci e Luciana Pauselli) e ha raccontato di essere stato lui a vendere la dose letale (3 grammi) al ragazzo morto tra sabato 19 e domenica 20 luglio.

Diciannove anni e di buona famiglia, si è diplomato nello stesso liceo classico (indirizzo scientifico) della vittima. “E’ prematuro rilasciare qualsiasi dichiarazione – ha detto l’avvocato Pauselli – è una tragedia per tutti. Si conoscevano e andavano nella stessa scuola. Ora bisogna capire bene come sono andate le cose”. Un primo chiarimento arriverà già nelle prossime ore con l’autopsia.

L’identificazione è stata possibile anche grazie ai racconti dei due amici del sedicenne. Per i carabinieri ottenere subito informazioni non è stato facile, perché i due erano in stato confusionale per aver assunto l’ecstasy. Prima avevano descritto il pusher come un marocchino, poi come un uomo biondo. Solo nella tarda mattina di domenica, dopo aver atteso i familiari, e il dissolversi degli effetti della droga, hanno fatto nome e cognome dello spacciatore raccontando la “notte di sballo“.

Erano partiti in treno da Pinarella di Cervia intorno alle 23.30 con la droga in tasca. Arrivati a Riccione, in centro, hanno incontrato il 19enne che aspettava il saldo dell’ecstasy, 250 euro. Prima di entrare in discoteca si sono divisi la bottiglietta d’acqua da mezzo litro in cui avevano sciolto la droga. Il 16enne si è sentito male intorno alle 4, morendo poco dopo in ospedale. Solo qualche ora prima i carabinieri avevano arrestato al Cocoricò uno spacciatore italo-belga con 10 grammi di mdma. Ma non era il pusher del sedicenne. Poi, quando i militari hanno perquisito l’abitazione del 19enne non hanno trovato droga, ma un ragazzo spaventato che già sapeva dalla tv della morte dell’amico.

Ai carabinieri, il pusher ha detto di aver fatto credito ai tre perché li conosceva, non voleva tenere con sé la droga e sapeva che avrebbero pagato con la “paghetta” dei genitori. Poi anche lui ha passato la serata a Riccione per andare a ballare al “Cocco”. Ai carabinieri ha detto che collabora col locale per far mettere gente in lista e magari entrare gratis. Circostanza però smentita con decisione dalla discoteca. Poi ha dormito in giro, all’aperto in qualche giardino, è andato al mare e alla sera è tornato a casa. “Nessun collegamento tra il 19enne e il locale”, fa sapere il Cocoricò che in una nota dice di volersi costituire parte civile nel processo a carico del pusher.

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