E’ stato arrestato dai carabinieri il boss Luigi Cimmino. E’ stato arrestato tra gli applausi della gente. Che non erano rivolti ai militari. Ma a lui, 54 anni, capo dell’omonimo clan che nel ’97 fu coinvolto della faida nella quale venne ammazzata Silvia Ruotolo, 39 anni. L’11 giugno del ’97, in salita Arenella, a Napoli, killer di camorra uccisero due affiliati al gruppo. Spararono quaranta colpi. Alcuni dei quali colpirono per errore anche lei, Silvia, cugina del giornalista Sandro Ruotolo, che stava tornando a casa tenendo per mano il figlio Francesco, 5 anni, appena preso da scuola. Mentre l’altra figlia di dieci, Alessandra – oggi assessore alle politiche giovanili a Napoli – assisteva alla mattanza della madre in diretta, affacciata dal balcone.

Questa mattina, Cimmino, è finito in manette dopo il blitz messo a segno dai carabinieri del Vomero (cinque in tutto gli arrestati accusati a vario titolo di associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata da finalità mafiose). Secondo i detective dell’Arma, dopo la sua scarcerazione nel 2011 aveva riorganizzato il gruppo facendo rientrare appartenenti storici e affiliando nuove leve per accrescere il suo potere nei quartieri del Vomero e dell’Arenella. Davanti all’entrata della caserma dei carabinieri, il capoclan è stato acclamato e accolto dagli applausi di parenti e abitanti del quartiere. “Bravo, bravo”, gli hanno gridato. Scene che a Napoli si sono già viste altre volte. Il 21 giugno scorso nel quartiere Barra, ad esempio. Quando la folla tentò addirittura di impedire l’arresto del latitante Luigi Cuccaro.

L’agguato in cui rimase vittima Silvia Ruotolo, 39 anni, si inseriva nella guerra tra gruppi scissionisti del clan di Giovanni Alfano, condannato come mandante insieme agli esecutori materiali. La reazione della cosiddetta Alleanza di Secondigliano provocò una interruzione netta dei rapporti con Alfano. L’Alleanza strinse nuovi patti con il clan Polverino e Cimmino acquisì un ruolo di controllo degli affari criminali nei quartieri collinari di Napoli dopo l’arresto di Antonio Caiazzo, costituendo un proprio gruppo totalmente autonomo.

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