Costoso e inefficiente. Il presidente dell’Inps Tito Boeri non usa mezzi termini per definire l’Ispettorato nazionale del lavoro partorito dagli ultimi decreti attuativi del Jobs act. Il governo si appresta infatti a istituire un nuovo ente dove confluirà il personale di Inps, Inail e ministero del Lavoro che si occuperà di vigilare, nelle aziende italiane, sul rispetto delle regole in materia di contributi, assicurazioni e sicurezza. Ma durante un’audizione davanti alla commissione Lavoro del Senato, che si è tenuta il 15 luglio scorso, il presidente dell’istituto di previdenza ha criticato in più punti il progetto del ministro Giuliano Poletti, già in altre occasioni oggetto delle frecciate dell’economista.

Il giudizio di Boeri è riportato in una memoria depositata presso la Commissione. Il presidente dell’Inps premette di condividere l’obiettivo del governo di uniformare i poteri degli ispettori dei tre enti, evitare “complicati flussi informativi” e le duplicazioni degli interventi ispettivi. Ma poi arriva la bocciatura del nuovo istituto: “si ritiene che l’istituzione di nuovo ed un apposito ente pubblico (l’Ispettorato nazionale del lavoro) non sia lo strumento più idoneo ed economico per realizzare questi obiettivi”.

La prima critica: è costoso. Gestione del personale, sistema informatico, controllo delle performance, contabilità e bilanci: l’economista elenca le nuove voci di spesa che si dovranno sostenere con il nuovo ente. E prevede “la creazione di una struttura di supporto di più di 1000 persone (per servire 5140 ispettori) che dovrebbe essere utilizzata a supporto esclusivo delle attività dell’agenzia”. A questi costi, Boeri aggiunge quello legato alla creazione ex novo della struttura informatica necessaria al nuovo ispettorato. E conclude: “Quella dell’agenzia non sembra affatto, in altri termini, un’operazione a costo zero”.

Poi, il presidente dell’Inps passa al secondo affondo: il nuovo istituto nasce già inefficiente. “Questa struttura – si legge nel documento – rischia di creare incentivi perversi nella gestione del personale perché separa chi paga da chi spende”. Dove chi paga i dipendenti sono Inps e Inail, mentre chi spende, cioè chi detta le “linee di condotta” del personale, è l’Ispettorato del lavoro. Con il risultato di inficiare quella che dovrebbe essere una “gestione molto attenta del personale  ispettivo”. Infine, Boeri accusa il decreto di lasciare un’attività strategica, cioè i controlli sulla legalità nei posti di lavoro, “in sospeso a lungo”.

A questo punto, il presidente Inps si chiede se il governo abbia voluto, attraverso il nuovo ente, esercitare “un più forte controllo politico e di indirizzo sulle attività ispettiva”. E dopo avere ricordato che “vi sono non poche ragioni per tenere l’attività ispettiva lontana da condizionamenti politico-elettorali”, Boeri sostiene che in ogni caso non serve creare una nuova struttura: il Ministero può esercitare il suo controllo, e qui l’economista scopre le carte, “anche mantenendo l’attività ispettiva all’interno dell’Inps”. Già, perché poco più avanti la proposta viene esplicitata nero su bianco. “L’Inps – scrive il suo presidente – è disponibile ad accogliere al suo interno gli ispettori delle altre amministrazioni, a dare loro supporto sul piano amministrativo, informatico e nella formazione”. Insomma, anziché creare un nuovo ente, l’idea di Boeri è di unificare le funzioni ispettive sotto la guida dell’Inps, pur riservando al ministero del Lavoro “un potere specifico” sul personale. Una proposta che l’autore ritiene “attuabile fin da subito”. Ora, il decreto è al vaglio delle commissioni parlamentari, che devono esprimere il proprio parere non vincolante. Poi, la palla tornerà nel campo del governo, che dovrà emanare il provvedimento in via definitiva. E a quel punto Palazzo Chigi dovrà decidere se assecondare le richieste dell’Inps o tirare dritto per la sua strada.

Articolo Precedente

Ammortizzatori, tappato buco contratti solidarietà. “Mancano 300 milioni per cassa integrazione”

next
Articolo Successivo

Salario minimo escluso dal Jobs Act: perché ne avremmo avuto bisogno

next