Dopo lo sgombero dalle palazzine di Quinto di Treviso, i 100 profughi, la cui presenza era stata contestata dai residenti di via Legnago, sono stati portati alla ex caserma Serena. Il gruppo di migranti è stremato dal caldo, dalle zanzare, da tre giorni sotto l‘assedio delle proteste dei residenti di Quinto che alla fine hanno ottenuto il loro allontanamento. “Siamo stati trattati come cani, ci hanno picchiato, ci hanno insultato”, racconta Alou, un ventenne del Mali. “Tuttavia io non intendo dire che tutta Treviso sia così, mi riferisco solo a quella zona”. Molti dei residenti delle palazzine di Quinto avevano paventato con la loro presenza rischi per i bambini: “Dicono così solo perché abbiamo la pelle nera”. L’unico a parlare assieme ad Alou è Antonio, un ragazzo che preferisce non rivelare il Paese da cui proviene e che al collo porta un rosario bianco: “Penso l’Italia sia il posto giusto, anche perché è il centro della cristianità. Ma stare sotto assedio, chiusi dentro a chiave – dice riferendosi alle proteste dei cittadini di Quinto contro la loro presenza – non è stato bello”. Intanto anche fuori dalla caserma ci sono già le prime proteste: una manciata di residenti e due consiglieri comunali della Lega Nord danno vita a un confronto molto acceso con il presidente di una delle associazioni che si occupa dei migranti: “Io sono sotto sfratto – spiega una ragazza da forte accento veneto – e mi hanno detto che non mi potevano aiutare perché prima di me c’era una famiglia marocchina”  di David Marceddu e Giulia Zaccariello

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